Ci sarà una volta

Un furto non voluto

La tempesta elettrica dura tre giorni, durante i quali si cerca un modo per passare il tempo. Per i bambini sembra più facile: tra storie lette, studio, giochi, coccole e battaglie di solletico, sembra che non si annoino mai, a differenza degli adulti. In verità anche i bambini, ad un certo punto, vorrebbero scendere dagli alberi per fare altre cose, ma cercano di fare buon viso a cattivo gioco.

Infine la tempesta termina. I campi magnetici e le correnti elettriche si dissolvono in pochi secondi, così come le nubi, facendo di nuovo sbucare il sole. Gli alberi concedono alla gente di abbandonare il loro rifugio solo mezz’ora dopo la fine della tempesta, forse per assicurarsi che non vi fossero problemi. Come previsto da Alba alcuni parafulmini devono aver ceduto: difatti la casa più alta è priva della sommità e lunghe linee nere indicano che possenti scariche l’hanno attraversata. La campana è volata via, disintegrando la fontana, mentre le giostre si sono accartocciate come se un gigante le avesse prese a pugni. Qua e là vi sono segni di altri fulmini caduti, ma il campo arato e le altre case sembrano intatte. In compenso l’aria ha un buon odore, come fosse stata pulita dalla tempesta. Alba inspira profondamente.

«Molto bene – dice risoluta – Le cose più urgenti sono l’Ala e la campana. Sara, vai a recuperare l’Ala per favore»

«Bip!» dice Sara e vola via.

«Astro, controlla che il tuo laboratorio sia intatto. Ci sarebbe molto utile»

Astro scatta sull’attenti e corre via.

«Alberi, ho bisogno di quanta più legna per le riparazioni possiate dare»

Fruscio di foglie.

«Sarà fatto» traduce Fortezampa.

«Adulti e bambini – prosegue Alba – Controllate tutte le case e gli oggetti: ho bisogno di un elenco completo di tutto ciò che c’è da riparare e di sapere in che condizioni sono attualmente. Fate attenzione alle cose di ferro: potrebbero essere ancora cariche e darvi la scossa elettrica, se toccate»

Adulti e bambini annuiscono e si allontanano.

«Fortezampa, tu controlla l’orto e dai una mano là dove serve»

«Sarà fatto» dice Fortezampa e si allontana anche lui.

«Io mi occupo della casa della campana» conclude Alba parlando a se stessa prima di muoversi.

Mentre Alba sta controllando la casa, arriva Sara portando ciò che resta dell’Ala: un agglomerato informe.

«Portalo al piano dell’Officina; fai attenzione ad eventuali scariche elettriche. Ci dovrebbe essere una specie di piano di lavoro. Se esiste ancora, poggialo lì, altrimenti poggialo nel primo posto libero. Poi vai ad aiutare gli altri»

«Bip!» dice Sara muovendosi.

Circa un’ora dopo si sono di nuovo tutti radunati sulla piazza. Adulti e bambini consegnano un foglio contenente un vero e proprio rapporto. Alba legge attentamente.

«Fortezampa?» chiede infine.

«L’orto non ha subito danni» risponde il cavallo.

«Astro?»

«Laboratorio operativo al 90% Il rimanente 10 dovrebbe essere pronto tra un’ora»

«Molto bene. Procediamo così, allora. Io inizio ad occuparmi dell’Ala. Tu, Astro, metti in moto il laboratorio: abbiamo bisogno della campana, di qualcosa per tirarla su e per riposizionarla. Il tutto il prima possibile. Voi, invece, vi occuperete di questo – consegna dei fogli agli adulti – Non appena il legno sarà pronto procederemo con le riparazioni. Sara, tu dai una mano con la campana. Bambini e Fortezampa, fin quando non è pronta la legna siete più o meno liberi: se potete date un’occhiata alla Nursey e ripulite in giro. Non appena la legna sarà pronta…»

«Sappiamo già quello che dobbiamo fare» l’anticipa Gaia.

«Perfetto! Al lavoro, forza» conclude Alba.

Per tutta la giornata i lavori fervono. Gaia fa da portavoce per le istruzioni di Alba. Fortezampa porta i carichi. I bambini si occupano di piccole riparazioni. Alba, Sara e gli adulti delle riparazioni più grandi, mentre Astro lavora incessantemente al laboratorio. A sera si è tutti distrutti dalla fatica, ma il villaggio è riparato. Mancano ancora le giostre e la fontana ma ci si penserà domani. Anche l’Ala è tornata a posto. Ha superato i test di controllo ma deve ancora essere programmata.

«Lo farò domani prima del primo volo – spiega Alba a Sara – Sperando di non doverlo fare stanotte»

«Bip!» commenta Sara.

Questa volta nessun bimbo fa storie per essere messo a letto e, non appena si sdraia, si addormenta profondamente. Anche Alba appena tocca il letto si addormenta.

A notte fonda una scritta compare sul display di Sara: “Ricezione messaggio…”; poco dopo la scritta cambia: “Avvio in corso…” ed infine compaiono gli occhi. Sara si alza e si avvicina ad Astro. Deve scuoterlo per svegliarlo. Astro apre un occhio assonnato e vede Sara che gli fa cenno di fare silenzio.

«Che c’è?» sussurra il bambino-robot con la voce impastata dal sonno.

«Bip!» sussurra Sara.

Astro spalanca di colpo gli occhi e si mette seduto guardandosi intorno; scende silenziosamente dal letto e silenziosamente esce dalla Nursey. Corre al veicolo, raggiunge la sala con i monitor e preme alcuni pulsanti. Due occhi rossi compaiono sul monitor. Astro si mette sull’attenti e fa il saluto militare.

«Astro a rapporto, signore – dice – Non l’ho fatto prima perché… Ah! Non era di questo che mi voleva parlare… Sì, Alba ha sempre avuto l’hard disk con sé. Sara dovrebbe averle inviato… No, non so cosa c’è sull’hard disk. Potrei chiederlo domani… Rubarlo?! No, signore: non posso farlo; loro si fidano di me… Appunto! Incrinerei la fiducia. Il mio compito era prepararli al vostro incontro, eventualmente recuperare informazioni, ma rubare andrebbe oltre… – si accende una luce rossa – Non si arrabbi signore. Cerchi di capire: sottrarre loro qualcosa implicherebbe… Sì, anche se non mi faccio scoprire. Qualcosa non andrebbe per il verso giusto, indagherebbero, scoprirebbero… – si accende una seconda luce rossa – La prego, Signore – continua Astro disperato – Non starei più in pace con me stesso: loro mi hanno accolto come uno di loro. Non posso tradirli… Anche se poi rimettessi l’hard disk a posto, sarebbe comunque…»

Si accendono tre luci rosse ed un rumore sordo proviene dal buio. Sara si guarda intorno preoccupata.

«No, no, Signore – dice Astro terrorizzato – si calmi. Lo faccio. Va bene: lo faccio! – le luci tornano ad essere due ed il rumore cessa – Sì, vado subito. Le trasferirò i dati in pochi minuti… Tratterrà Sara per evitare che faccia il furbo? Non c’è bisogno, io… Ok, vado»

Astro esce dal veicolo e si dirige alla casa della campana. Lì sale silenziosamente le scale per raggiungere la camera da letto di Alba. Lei sta dormendo tranquillamente con MicioGatto acciambellato tra i piedi. L’hard disk è sul comodino. In punta di piedi Astro si avvicina e prende l’hard disk; si volta: Alba dorme ancora e non sembra essersi accorta di nulla. Si allontana in punta di piedi. Sulla soglia di nuovo si volta: Alba dorme.

«Scusami» sussurra Astro e poi si allontana mentre Alba continua a dormire.

Astro torna velocemente al veicolo. I monitor sono tutti spenti e Sara sembra stia tranquillamente aspettandolo.

«Tutto bene?» chiede Astro.

«Bip!» risponde Sara annuendo.

«Per me non tanto» dice Astro mostrando l’hard disk.

«Bip! Bip!» dice Sara mettendogli una mano sulla spalla.

«Lo so che non l’ho voluto io – risponde Astro mentre apre uno sportello ed infila dentro l’hard disk – ma ciò non mi soddisfa per niente»

Preme alcuni pulsanti ed uno dei monito si accende con la scritta: “Trasferimento dati in corso…” seguito da un indicatore.

Ci vogliono ben cinque minuti perché l’indicatore raggiunga solo il 50%. Astro e Sara, silenziosamente, continuano a guardare il monitor. Improvvisamente un colpo di tosse li fa voltare. Alba è lì! Indossa una vestaglia rosa ben chiusa sopra il pigiama ed un paio di stivaletti ai piedi. Con ancora i capelli arruffati sta appoggiata con una spalla alla parete e le braccia incrociate. Li sta guardando molto seriamente. Astro sbianca in volto, Sara arretra. Alba continua a guardarli, senza spiccicare una parola, attendendo.

«Io… io non volevo! – dice Astro dopo diversi secondi di silenzio; la sua voce è spezzata, forse dalla paura, forse dal rimorso – È… è stato lui a costringermi.. io… lo so che non giustifica l’atto, però… io… lo avrei riportato… cioè… io… io… – lacrime iniziano a solcargli gli occhi – io… io mi sento un verme – Si accascia a terra e si mette a piangere – Perdonami Alba – continua con voce impastata – Non lo farò più. Perdonami» e piange a dirotto.

Dopo un momento sente la sua spalla venir toccata gentilmente. Solleva lo sguardo e, tra le lacrime, vede il volto di Alba che gli sta sorridendo.

«Hai capito di aver sbagliato – dice Alba dolcemente mentre asciuga le lacrime del bambino-robot con il bordo della vestaglia – e tanto mi basta: sei perdonato»

A quelle parole Astro sembra rilassarsi e sorride, anche se continua a piangere. Alba prende in braccio il bambino-robot e lo stringe a sé, poi fa cenno a Sara di avvicinarsi ed abbraccia anche lei.

«So tutto quello che è successo – dice dopo un attimo – il vento mi ha portato le vostre voci. Non ti hanno lasciato altra scelta che rubare. Visto che sei stato costretto e hai capito che era comunque uno sbaglio, sei ampiamente scusato. Avevo temuto che avresti considerato giustificabile la cosa da solo e questo non sarebbe andato bene. Invece ti sei comportato come un bravissimo bambino. Sono fiera di te»

Astro finalmente smette di piangere, si asciuga gli occhi e la stringe forte.

«Grazie» dice.

«E non preoccuparti dell’hard disk – prosegue Alba – Non vi è alcun segreto all’interno: solo dati meteorologici che mi servono per sapere come andranno le cose, nonché la programmazione base dell’Ala, che mi facilita il compito di programmarla. Nulla di trascendentale»

Mentre parla si avvicina al monitor che riporta la scritta “Trasferimento dati completato”. Preme alcuni pulsanti scrivendo: “Non è il caso che ci incontriamo?”. Senza aspettar risposta, recupera l’hard disk e se ne va portando in braccio Astro e seguita da Sara. Dopo che è uscita sul monitor compare una scritta: “Certamente!”.


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