Ci sarà una volta

Una Giornata Qualsiasi

Una terra brulla, quasi pianeggiante, si estende a perdita d’occhio; in lontananza si possono vedere alcuni monti. Conoscendo la strada, i monti si possono raggiungere in una giornata di cammino od in un’ora in volo. Non sono i monti ad interessarci ma questa terra perché è qui che sorge il Villaggio. Possiamo vederlo praticamente al centro di questa terra. Vediamo per prima cosa una casa molto larga e piatta; è interamente bianca con ampie finestre da tutti i lati. Vi è un’unica porta di legno sopra la quale c’è una vecchia insegna sbiadita con scritto “Nursey”; si possono ancora intravedere dei disegni di fiori e di un cavallo a dondolo. Poco separati da questa casa sorgono un ampio numero di altre case disposte a semi-cerchio. Tutte di forma diversa; alcune hanno un solo piano, altre uno o due, alcune hanno finestre piccole ed altre grandi, alcune hanno una porta, altre un grosso portone; tutte le case hanno un comignolo, altre un paio; le case sono in prevalenza di diverse tonalità di marrone ma ve ne sono anche nere, rosse e bianche. Al centro di tutte queste case ne sorge una più alta, dotata di quattro o cinque piani; nell’ultimo vi è situata una campana. La casa è alta e stretta, dotata di una porta e diverse finestre per ogni piano, tranne quello sotto la campana che possiede un’unica ampia finestra. La casa è sul marrone tendente al rossiccio tranne il piano della campana che è interamente bianco. Spostandoci da questo semi-cerchio di case, sul lato opposto rispetto alla Nursey, troviamo diverse pietre, corde ed altro materiale; non si capisce bene se sono delle rovine o qualcosa che sta venendo costruito. A sinistra della Nursey, a poche decine di metri di distanza, c’è un boschetto con alberi dalle ampie fronde verdi. Saranno trenta o quaranta alberi al massimo, abbastanza spaziati tra di loro da poter camminare tra di essi senza alcun problema; eppure sono alti e larghi come fossero alberi millenari; hanno fronde ampie ed una moltitudine di rami. Ai piedi degli alberi vi è dell’erba rada che, tuttavia, rende abbastanza soffice il terreno. Tornando al semi-cerchio delle case e proseguendo di fronte ad esso, vi è un largo piazzale. Qui si trovano diverse cose: tavoli, giocattoli sparpagliati, pali con appesi dei panni ed altro che indica che, quando è bel tempo, buona parte delle attività si svolgono all’aperto. In questo piazzale c’è un’ampia zona che sembra essere a bella posta lasciata completamente libera. Poco più in là vi è un campo che sta venendo arato. A tirare l’aratro è il piccolo e giovane cavallo mentre dietro di lui un adulto guida… cioè, in realtà sta solo camminando, dato che il cavallo sembra sapere esattamente quello che deve fare.

«Uffa che fatica» si lamenta l’uomo.

Il cavallo si ferma e volge la testa verso di lui.

«No, non dire niente» dice l’uomo alzando una mano.

Il cavallo scuote la testa ed emette un verso simile ad uno sbuffo di disappunto; poi prosegue il suo lavoro. Finito di arare, l’uomo lo libera dal giogo.

«Va pure. Al resto penso io» gli dice.

Il cavallo annuisce sorridendo. Sì, sorridendo: esattamente come farebbe un uomo! Subito dopo trotta via verso gli alberi. Qui giunto si strofina ad alcuni di loro, come fossero vecchi amici.

«Buongiorno! Come va?» esclama a gran voce. Sì, proprio con l’idioma umano!

Le fronde degli alberi si muovono come mosse dal vento.

«Ho appena finito di arare il campo» dice il cavallo.

Da un albero cade giù un piccolo frutto, colpendo il cavallo sulla testa.

«Ahio! – esclama il cavallo – Dispettosa!»

Si avvicina all’albero, si impenna ed appoggia gli zoccoli al tronco. Apre dunque la bocca. Un frutto più maturo gli cade dentro.

«Yum! – commenta il cavallo assaporando il frutto – Così è meglio!»

Le fronde si muovono di nuovo.

«No, non so ancora di che tipo di legna avremo bisogno…»

Lasciamo per un attimo il nostro cavallo e volgiamo lo sguardo all’orizzonte. Qualcuno sta arrivando. Sta volando su uno strano velivolo: ricorda vagamente un paio di ali nella forma. Silenziosamente solcano l’aria. La ragazza vi sta sopra inginocchiata. Preme alcuni pulsanti e luci si accendono e si spengono. Poi volge lo sguardo verso il villaggio che si sta rapidamente avvicinando. Un attimo dopo salta giù dal velivolo ed atterra magistralmente in piedi mentre il velivolo, delicatamente, raggiunge l’ultimo piano dell’abitazione più alta, entrando dalla grande finestra. Ora possiamo vedere bene la ragazza: avrà tra sì e no 15 anni, fisico ben allenato e forme armoniose; ha la pelle candida, anche se lievemente arrossata, poche lentiggini ed occhi verdi; i suoi lineamenti sono più simili a quelli di una bambina che a quelli di una donna ma il suo sguardo è quello di chi sa molte cose. Indossa una tuta blu non troppo attillata, che sembra un pezzo unico, degli stivali, dei guanti ed un casco, tutti marroni. Fa un profondo respiro e si leva il casco. Ha una folta chioma rossa come il sole al tramonto, né troppo lunga né troppo corta, un bel po’ in disordine. Agita la testa scuotendo i capelli e poi si leva i guanti, mostrando un paio di mani ben curate ma abituate al lavoro. Gettando casco e guanti per terra, cerca di lisciare un po’ la capigliatura.

«Alba!» chiama una voce di bambina.

Sentendo il suo nome la ragazza sorride gioiosa e si volta. Dietro di lei, ad alcuni metri di distanza, c’è effettivamente una bambina, solo che non è umana: il suo corpo da bambina è umano, coperto da un folto manto giallo maculato di nero, le mani sono prive di unghie ed i piedi, pur avendo le gambe umane, sono più simili alle zampe di un giaguaro. Anche la sua testa è di giaguaro, ovviamente cucciolo, e sta sorridendo come sorriderebbe un bimbo umano, mostrando i suoi piccoli denti decisamente da giaguaro. Ha anche una piccola coda. Indossa una salopette rossa e ha i piedi nudi, dato che sono più simili alle zampe dell’animale che ai piedi umani. I suoi grandi occhi gialli esprimono una contentezza infinita ed i suoi piedi si agitano impazienti. La ragazza si abbassa alla sua altezza ed allarga le braccia.

«Vola! Vola! Vola!» strilla battendo le mani.

La bimba-giaguaro parte a razzo, correndo verso di lei. Alba la solleva al volo, alzandola in alto e ruotando su se stessa. Infine l’abbraccia.

«Ti voglio un mondo di bene!» dice la bimba stringendola forte.

Così abbracciate le due si dirigono al boschetto.

«Fortezampa!» chiama Alba quando vede il cavallo e lui trotta velocemente da loro.

«Alba. Gaia. Ben arrivate» dice socchiudendo gli occhi mentre entrambe lo accarezzano.

Dopo pochi minuti la bimba si arrampica su un albero mentre la ragazza accarezza i tronchi per salutare gli alberi. Le fronde si muovono.

«Che dicono?» chiede Alba.

«Sono contenti di vederti» risponde Fortezampa.

Alba sorride volgendo lo sguardo alle fronde.

«Inoltre chiedono di che tipo di legna hai bisogno» aggiunge Fortezampa.

«Ah! Bella domanda: servirebbero entrambi i tipi»

«Possono produrre uno per questo pomeriggio e l’altro per domattina»

«Uau! Perfetto! Legna da ardere per questo pomeriggio e legna per le riparazioni per domattina, allora. E molte grazie»

Le fronde si muovono.

«Prego. Non c’è problema» traduce Fortezampa.

Alba passa un altro paio di minuti in contemplazione degli alberi.

«Molto bene – dice dopo aver fatto un profondo respiro – È giunto il momento di chiamare gli altri per la ginnastica»

A quelle parole Gaia salta giù dall’albero atterrando in groppa a Fortezampa.

«Andiamo noi – dice – ci vediamo alla palestra tra un paio di minuti»

Fortezampa, con in groppa Gaia, trotta via. Alba sorride appoggiandosi ad un albero. Le fronde più basse si muovono come volessero accarezzarla.

Anticipiamo Alba e gli altri e diamo un’occhiata alla palestra. È una delle case nel semi-cerchio, ad un piano solo, dotata di diverse piccole finestre ed un paio di comignoli sul tetto spiovente; una piccola rampa permette l’accesso al grande portone, dato che il pavimento è lievemente rialzato. Il pavimento è di uno strano materiale di legno e pietra. La palestra è molto grande e quasi completamente vuota; si può vedere persino in alto la forma del tetto spiovente. La palestra è immensa: è in grado di ospitare con comodità tutti quelli che abitano nel villaggio e probabilmente qualche persona in più. Di fronte al portone vi è un grande camino. Lo spazio per la legna si trova ad un livello inferiore al pavimento, in modo tale da permettere al calore del fuoco di espandersi anche attraverso gli interstizi del pavimento e dei muri, riscaldando, più o meno efficacemente, tutta la palestra. In un angolo troviamo un strano attrezzo ginnico fatto di pesi e contrappesi. A destra vi è una porta che comunica con un’altra casa. L’intera palestra è bianco rosata; forse una volta era rossa. Nell’interno vi sono appesi alcuni disegni, probabilmente realizzati dai bambini.

Ecco Alba presso il portone ed ecco Gaia e Fortezampa che accompagnano un nugolo di bambini e bambine umane, in numero 74. Hanno tutti tute e scarpe da ginnastica e sembrano molto allegri a giudicare dalle facce e dal chiasso che fanno. Alba si abbassa alla loro altezza ed a due a due li abbraccia. I bambini la stringono forte e qualcuno le dà pure un bacio. Infine tutti entrano e si dispongono lungo la palestra. Guidati da Alba, Gaia e tutti i bambini fanno ginnastica: piegamenti, flessioni, esercizi respiratori e molti altri. Anche Fortezampa fa ginnastica, grazie a quello strano attrezzo ginnico col quale può esercitare zampe, collo e schiena. La ginnastica dura circa un’ora, alla fine della quale sono tutti stanchi, sudati ed accaldati. Senza dire una parola, Alba guida tutti attraverso la porta che dà nell’altra casa. Qui si trovano in una stanza più stretta; si fa per dire “stretta” dato che vi entrano tutti. La stanza è di forma rettangolare, priva di finestre e con una porta che dà all’esterno attualmente chiusa. Un lucernario sul soffitto fornisce luce. Possiamo notare che nella stanza vi è un armadio con talco, crema, spazzole per il dopo-bagno e diverse panche dove i bambini si accomodano. Alba chiude la porta da dove sono entrati e sposta una tenda sulla parete di fronte, dando accesso ad una stanza con vasche e docce. Vi sono spugne, bagni schiuma e shampoo ovunque. Vicino ad ogni vasca vi sono diversi secchi e le docce sono tutte mobili. Alba gira un rubinetto sul muro ed in tutte le docce ed in tutte le vasche inizia a scorrere l’acqua. Mentre l’acqua diviene calda, la ragazza spoglia tutti i bambini completamente e si spoglia anche lei. Tutti corrono nella stanza da bagno e si lanciano sotto le docce per bagnarsi mentre la ragazza tappa tutte le vasche per farle riempire. Ora, mentre lei passa sotto una doccia per bagnarsi, diversi bambini hanno già in mano delle doccette per bagnare Fortezampa. Adesso inizia un gran parapiglia: hanno tutti messo le mani alle spugne ed ai bagni schiuma e hanno iniziato a riempirsi di schiuma; in breve Alba, Gaia, Fortezampa e tutti i bambini e le bambine sono coperti dal candido manto. Benché ognuno si diverte a pulire e strofinare gli altri, spesso Alba deve correre ora dietro ad uno ora dietro ad un’altra; difatti i bambini, Gaia compresa, corrono da una parte all’altra, afferrano le doccette e si schizzano con esse, si tuffano nelle vasche, le fanno traboccare, prendono l’acqua coi secchi e se la tirano addosso, corrono sotto le docce per poi riafferrare i bagni schiuma, gettarseli addosso e gettarli addosso agli altri per riempirli di schiuma e strofinarli. Anche Fortezampa non è da meno: salta nelle vasche schizzando tutti quelli che vi sono intorno ed afferra le doccette con la bocca ed inseguendo i bimbi per tutta la stanza, fin quando tre o quattro bambini gli saltano addosso e li riempiono di tale e tanta di quella schiuma che anche loro ne finiscono sommersi. Spesse volte Alba viene gettata in acqua da tre o quattro bambini che poi le saltano addosso e le gettano il bagno schiuma addosso sommergendola di schiuma. Tutta la cosa va avanti diverse volte, fin quando Alba non decide che ci si è puliti abbastanza e chiude l’acqua. Alcuni bambini protestano ma ella è irremovibile: è giunto il momento di risciacquarsi e chiudere il lavaggio. Alcuni si sciacquano gettandosi nelle vasche, altri riempiendo i secchi e gettandosi l’acqua addosso, altri usando le docce. I bimbi, poi, sciacquano Alba e Fortezampa usando le doccette. Infine la ragazza stende un grosso asciugamano nell’altra stanza e tutti si va lì ad asciugarsi. Lei asciuga ad uno ad uno i vari bimbi che provvedono ad asciugare lei ed il cavallo; poi Alba mette della crema a tutti i bambini, tranne Gaia, e loro la mettono a lei. Quando la crema è assorbita è giunto il momento di mettere il talco. Alba intalca i bambini, compreso Gaia, e fa loro il solletico; subito dopo i bambini intalcano Fortezampa e la ragazza; in quest’ultimo caso ogni bimbo vuole metterle il talco ed ognuno vuole farle il solletico, finendo per riempirla di tanto di quel talco da renderla bianca e farle tanto di quel solletico che alla fine lei non ha più fiato. Dopodiché, non appena ha ripreso fiato, Alba pensa a Gaia: le passa un balsamo sul suo folto pelo, la pettina e la spazzola. Alla fine dell’operazione il suo manto è lucido e morbido. A turno tutti i bimbi vogliono abbracciarla, accarezzarla, grattarla e sprofondare in quel morbido pelo. Gaia è molto lieta di ciò e fa un sacco di fusa mentre i bimbi la coccolano. Spesse volte, alla fine delle operazioni, Gaia ha di nuovo bisogno di essere pettinata. Durante le coccole Alba pettina i bimbi che non sono impegnati in tale operazione. Poi Gaia pensa ai capelli di Alba mentre i bambini, spazzole alla mano, strigliano il manto e pettinano criniera e coda di Fortezampa. Infine Alba riveste tutti mentre lei indossa una specie di vestaglia/accappatoio.

«Pensi tu ai bimbi?» chiede la ragazza al cavallo.

«Naturalmente. Non preoccuparti» risponde Fortezampa poi li richiama ed esce con tutti i bimbi che lo seguono.

Alba guarda la stanza da bagno: il caos regna sovrano; acqua ovunque, boccette e spugne sparpagliate per ogni dove e secchi buttati qua e là. Le viene da sorridere. Si affaccia oltre la porta di uscita. Vede un adulto passare.

«Scusa: potresti darmi una mano?» chiede.

«Veramente sarei impegnata» risponde la donna.

«D’accordo. Non fa niente»

Prova a chiedere aiuto altre tre o quattro volte poi decide che chi fa da sé fa per tre: prende secchio, straccio, scopettone, mocho ed altro ed affronta la stanza da bagno, tirando su le maniche: svuota le vasche, raccoglie l’acqua, pulisce i muri, rimette le cose a posto. Le ci vuole diverso tempo ma alla fine ha finito. Solo che è di nuovo sudata. Riempie dunque una vasca d’acqua, getta tutti gli asciugamani e gli accappatoi usati in quella che sembra una cesta nascosta nel muro; preme poi un paio di pulsanti nascosti e lascia lavorare l’apparecchio mentre lei prende nuovi asciugamani e si immerge nella vasca a rilassarsi. Vi rimane dieci-quindici minuti al massimo, poi esce, si asciuga, ripulisce la vasca, si spruzza un po’ di acqua di colonia che tampona con gli asciugamani, si rimette un po’ di crema sulle mani e sul viso, infine si riveste ed esce. Si dirige verso la casa più alta ma prima che possa entrarvi viene chiamata: è Gaia che le sta correndo incontro.

«Ciao! Posso disturbarti?» le chiede sorridente

«Tu non disturbi mai – le risponde Alba mettendo le mani sulle ginocchia in modo da abbassarsi lievemente – Che mi volevi dire?»

«Volevo mostrarti una cosa molto bella» e dicendo questo la bambina prende per mano la ragazza e la trascina verso una casa rossa.

Dovete sapere che questa casa, dotata di una porta ed una grande finestra sul lato opposto, era vuota. Probabilmente non ci avevano messo le mani da diverso tempo: le pareti erano ammuffite, la finestra rotta e qua e là giacevano rimasugli irriconoscibili. Quando Gaia apre la porta, ridipinta e rimessa a nuovo, tutt’altro spettacolo si presenta agli occhi di Alba: il pavimento è stato rimesso a nuovo con del legno, la finestra rifatta, sono state aggiunte delle tende, nel lato sinistro vi è il camino rimesso a nuovo con sopra una mensola con alcuni oggetti, vi sono dei tavoli e sedie con fogli, penne, matite, pastelli e pennarelli, nonché acquerelli ed altro per disegnare; sul lato destro si trovano scaffali con libri, giocattoli di ogni sorta, tutti ordinati; il tutto è a dimensioni di bimbo! Anche le pareti sono state interamente ridipinte e vi sono disegnati giocattoli, fiori, animali…

«Uau! Ma quando…?» esclama Alba

«Un po’ per volta. Giorno per giorno» risponde Gaia

«E hai fatto tutto tu?»

«Quasi. Ho chiesto aiuto per le cose più complicate, ma tutto il resto l’ho fatto io! – sorride orgogliosa – Avevi sempre detto che un giorno volevi realizzare una stanza dove potessimo stare quando è brutto tempo. Così l’ho pensata e l’ho realizzata – estrae un foglio di carta e lo passa alla ragazza – Che dici: mi merito un bel e grande premio?»

«Bellissimo e Colossale – risponde Alba prendendo il foglietto mentre Gaia a quelle parole saltella felicissima – ma prima devo fare il giusto controllo»

La bimba annuisce ma si vede che non sta più nella pelle. Alba inizia ad ispezionare la stanza, spuntando di volta in volta sul foglio le varie cose che ha controllato. Controlla il tiraggio del camino, la finestra e le tende, se gli scaffali sono ben attaccati e così via. Alla fine, davanti alla finestra, fa segno a Gaia di avvicinarsi. La bimba si avvicina in due salti.

«Allora?» chiede

«Tutto perfetto!» risponde Alba facendo fare un piccolo strillo di gioia alla bimba.

Sta per aggiungere altro quando un forte vento entra dalla finestra scompigliando i capelli della ragazza e strappandole il foglio di mano; anche il pelo della bimba-giaguaro viene mosso velocemente e qualcosa cade a terra. Alba si volta verso la finestra mentre il sorriso di Gaia si spegne. La ragazza guarda verso l’esterno preoccupata poi si lancia fuori dalla finestra e fischia. Rispondendo al suo richiamo, il velivolo esce dalla casa e la raggiunge; la ragazza salta sul velivolo e schizza verso il cielo.

«No…» mormora la bambina triste.

Poco dopo Alba ritorna e velocissima si dirige verso la sommità della casa più alta. Un istante dopo il suono della campana si sente per tutto il villaggio.

«E no!» dice la bambina arrabbiata battendo i pugni sul davanzale. Subito dopo corre fuori.

Già tutti gli adulti ed i bambini sono fuori, ognuno di loro ha una valigetta. Gaia raggiunge il gruppo dei bambini, dove vi è anche Fortezampa che porta una valigetta con la bocca. Non appena Gaia si avvicina gliela porge.

«Grazie» dice la bimba

«Di nulla – risponde il cavallo – Ora muoviamoci»

Il gruppo di adulti e bambini converge verso la zona lasciata libera che si spalanca rivelando un ambiente sotterraneo. Un’ampia rampa ne permette il rapido accesso. L’ambiente si sviluppa davanti ed ai lati della rampa, rivelando un vasto spazio adatto ad accogliere tutti. A sinistra vi sono alcuni archi che danno accesso ad un’altra stanza stipata di casse mentre a destra vi è una porta a soffietto decorata come fosse una tenda. Sempre sul lato sinistro, posto nella parete sul retro, vicino alla rampa, vi è un congegno con un grosso pulsante rosso, un contatore geiger che segna zero ed una luce gialla lampeggiante. Adulti e bambini, velocemente ma con ordine, entrano nel rifugio. Lì giunti gli adulti si separano dai bambini formando di nuovo due gruppi. I bambini guardano gli adulti con uno sguardo che va dal triste al rassegnato.

«Ci siete tutti?» chiede Fortezampa balzando sulla rampa.

Tutti si voltano a guardarlo e per un attimo sembra che gli occhi del cavallo abbiano brillato. Annuisce tirando un respiro.

«Manca Alba» interviene Gaia.

«Arrivo! Arrivo! Chiudete! Chiudete!» urla Alba da fuori.

Un adulto si avvicina al congegno. La luce gialla sta lampeggiando sempre più velocemente. Non appena Alba passa l’apertura, il pulsante viene premuto e l’uscita si richiude e si sigilla. Un attimo dopo la luce da gialla è divenuta rossa fissa. Col fiatone Alba controlla che il contatore geiger non si muova. Tira un sospiro di sollievo.

«Avete tutti la valigetta in caso di bisogno?» chiede mostrando la propria.

Ognuno mostra la sua. Alba annuisce. In quel momento Gaia la tira per i pantaloni.

«Sì? Che c’è?» chiede la ragazza.

«La tempesta radioattiva distruggerà tutto il lavoro che ho fatto, vero?»

«Mi dispiace» risponde Alba accarezzando la testa della bimba.

«Lo sapevo! Così il mio premio non ha più alcun senso. Ed io metto il broncio, ecco!» dice incrociando le braccia mentre gli occhi le divengono lucidi.

«Mi dispiace. Però il premio te lo sei comunque meritato»

La bimba scuote la testa.

«Non lo voglio! Non avrebbe senso!»

Alba guarda verso Fortezampa che si avvicina.

«Posso però farti fare un giro in groppa» dice.

Gaia guarda il cavallo e poi volta di nuovo la testa.

«E su» le dice il cavallo accucciandosi e dandole una musata.

Alla fine Gaia acconsente. In pochi minuti torna a sorridere ed invita anche altri bambini a fare con lei il giro. Alba, sorridendo, va a riempire un secchio di acqua da dare al cavallo quando avrà finito di scorrazzare tutti i bambini.

Il resto del tempo Alba lo passa facendo studiare i bambini, giocando con loro e leggendogli storie. Gli adulti parlano tra di loro, giocano a carte e leggono. Ogni tanto qualche bimbo prova a chiedergli aiuta per i compiti o li invita a giocare, ma loro gentilmente li mandano da Alba che si fa in quattro nel tentativo di seguire tutti i bambini. Fortezampa dà una mano come può.

All’ora di pranzo Alba apre una cassa e tira fuori zuppe auto-scaldanti, cibi secchi e scatolame. Fornisce a tutti il pranzo, adulti e bambini, poi dà del fieno a Fortezampa e prende da mangiare anche lei andando a sedersi in mezzo a tutti i bimbi. Gli adulti, come al solito, fanno gruppo più in là.

Poco dopo che hanno finito di mangiare, si sente un campanello. La luce del congegno è divenuta gialla fissa.

«La tempesta radioattiva sta passando – annuncia Alba – Prepariamoci»

Estrae da una delle casse una serie di abiti foderati di piombo. Sono di diverse dimensioni. Sono dotati di scarpe, guanti, cuffie e maschera. Gli adulti prendono ed indossano i loro mentre Alba aiuta tutti i bambini ad indossarli. L’abito di Gaia ha anche il posto per la coda. Fatto ciò, prende uno strano abito ed aiuta Fortezampa ad indossarlo. Infine indossa il suo. Apre un’altra cassa ed estrae degli strumenti musicali. Li distribuisce in giro. Pochi secondi dopo la luce del congegno lampeggia gialla e verde.

«Pronti?» chiede Alba.

«Pronti!» rispondono tutti.

Alba preme il pulsante rosso: il passaggio si apre mentre sul congegno inizia a lampeggiare anche una luce rossa ed il contatore geiger schizza al massimo e sembra quasi che la lancetta voglia pure superarlo.

Alba e gli altri iniziano a suonare; Gaia e Fortezampa seguono il ritmo della musica muovendo la testa. Circa un minuto dopo si fermano e le loro pupille scompaiono. La musica continua ed a mano a mano che passa il tempo vediamo il contatore geiger che diminuisce! Ci vogliono circa quindici minuti ma alla fine il contatore geiger segna zero! Solo la luce verde rimane fissa sul congegno. La musica diminuisce e si interrompe; le pupille tornano negli occhi di Fortezampa e Gaia. Alba mette via gli strumenti musicali, si toglie l’abito foderato di piombo ed aiuta i bambini e Fortezampa a togliersi i propri. Poi, senza dire una parola, abbraccia e bacia Gaia e Fortezampa, seguita a turno da tutti i bambini. Anche gli adulti dicono un “grazie” in loro direzione.

Alba, dunque, guida tutti fuori. L’intero villaggio è coperto da una patina grigiastra.

«Molto bene – dice la ragazza senza perdersi d’animo – diamoci da fare. Bambini, voi prendete gli attrezzi ed andate a pulire gli alberi. Fortezampa, tu va con loro. Io e gli adulti pensiamo alle case»

«Posso pulire io ciò che ti ho fatto vedere?» chiede Gaia.

«Solo se mi prometti che non mi diventi triste vedendo quello che è successo»

«Promesso»

«D’accordo allora»

Tutti si incamminano.

«Pensi tu alla Nursey?» chiede una donna ad Alba.

«Va bene» risponde lei.

Osserviamo i bambini entrare dentro una delle case nel semi-cerchio ed uscirne con secchi e stracci e correre velocemente al boschetto. Lì si mettono a pulire i tronchi, i rami e le foglie, arrampicandosi sugli alberi. Le fronde si muovono, facendo cadere della polvere grigiastra e Fortezampa corre da un albero all’altro, traducendo ciò che gli dicono gli alberi e dando istruzioni ai vari bambini. Essi sembrano divertirsi parecchio nell’operazione. Frattanto gli adulti sono passati a spazzare i vari pavimenti, pulire tavoli, sedie, davanzali e finestre. Anche Alba si dà da fare ora con una casa ora con un’altra. Quando passa alla Nursey ripulisce anche uno ad uno i vari giocattoli, controlla gli armadi e le mensole, recupera tutti i vestiti ed i pigiami che si sono sporcati, disfa i letti e mette tutto nella cesta dentro il muro e preme si soliti pulsanti nascosti. Poi recupera uno ad uno tutti i materassi ed i cuscini e li porta nella palestra che aveva precedentemente ripulito. Appena ha fatto, mette un cartello sulla porta: “Ai bambini: appena avete finito saltate sui materassi e battete i cuscini. Grazie. Alba”.

Mentre si allontana, vede arrivare Fortezampa che porta una specie di carretto pieno di legna. Sopra di essa alcuni bambini la stanno pulendo.

«Porto al solito posto?» chiede il cavallo.

«Sì, grazie» risponde la ragazza.

Subito dopo Alba si dirige verso la casa più alta. Vede un adulto nelle vicinanze.

«Scusa – chiama – La casa della campana?»

«Quella è compito tuo, dato che ci abiti»

«Una manina?»

«No»

«Accidempolina!»

Sta per entrare quando vede passare Gaia che porta un sacco più grande di lei.

«Tutto bene?» le chiede.

«Sì, sì. Meglio del previsto. Bisognerà lavorarci un altro po’ ma non c’è nulla da lamentarsi» e continua a trascinare il sacco.

«Serve una mano?»

«Ci riesco da sola: hai già abbastanza da fare»

Quelle parole commuovono Alba. Tira su le maniche ed affronta la casa. Ne esce diverso tempo dopo portando un cuscino ed un materasso.

«La campana la faccio domani – pensa ad alta voce – e pure il sacco delle pulizie»

Porta cuscino e materasso nella palestra. I bimbi stanno saltando sui materassi e prendendosi a cuscinate. Ognuno si è tolto le scarpe e molti si sono tolti anche la giacchetta per il caldo che gli è venuto.

«Altro materasso ed altro cuscino» annuncia la ragazza poggiandoli accanto agli altri.

Gaia le corre incontro.

«Vieni anche tu, dai» le dice prendendola per mano.

«Io veramente…»

«Su…» le dicono i bimbi andandogli incontro.

In breve si fa convincere, si toglie gli stivali e va anche lei a giocar con loro.

Mentre Alba si diverte come una bimba, approfittiamo per vedere questa alta casa dove abita la ragazza. Come abbiamo osservato è alta quattro o cinque piani. Nell’ultimo vi è la campana. Subito sotto vi è una strana officina dove è alloggiato il velivolo. Nel piano di sotto vi è la stanza da letto di Alba. Anche se in questo momento il letto è disfatto, possiamo notare un tavolinetto ed una sedia accanto alla finestra, un paravento nell’angolo opposto ed un armadio nella parete vicino alla porta. Il letto è, appunto, totalmente disfatto ed accanto ha un piccolo comodino. Il piano ospita anche una stanzetta dove Alba tiene appunti e progetti. Il piano di sotto è dedicato ai progetti presenti e futuri. Oltre ad un’abbondanza di tavoli e sedie pieni di fogli scritti e disegnati, penne e matite, possiamo notare una sedia a dondolo, una sdraio ed uno scaffale contenente alcuni libri. Vi sono anche alcuni giocattoli. Che ci crediate o meno, le poche volte che non vi è tempesta, i bimbi, a turno, passano diverso tempo in questa stanza mentre Alba disegna e progetta. Gli adulti dicono che spesse volte la disturbano, chiedendogli questo e quest’altro, ma lei dice che trova divertente, stimolante ed a volte persino utile la loro curiosità. Tutti i piani sono collegati tra loro da scale e, tranne quello della campana, da degli scivoli per scendere velocemente al pianterreno. Il pianterreno è deserto. Quasi dimenticavo di farvi notare l’invisibile balcone all’altezza della camera da letto di Alba: la sua finestra, difatti, può essere ulteriormente aperta e divenire un passaggio per questo balcone. Non è molto grande ma, quando è bel tempo, Alba ogni tanto porta qui la sdraio e si crogiola al sole. Ed a volte Gaia le si “acciambella” sopra.

Devono aver finito perché possiamo vedere Alba che è andata a rifare i letti della Nursey. I letti della Nursey sono, ovviamente, 75 disposti su due file. Ogni letto ha accanto un comodino e c’è una finestra tra un letto e l’altro. Dal lato opposto alla porta c’è un grosso armadio a muro. L’illuminazione è data da un complesso e colorato lampadario mentre il riscaldamento è dato dal camino a cui si accede dall’esterno. Ecco, Alba ha finito di rimettere a posto l’ultimo materasso e l’ultimo cuscino e ha aperto l’armadio a muro dove vi sono tutti i ricambi necessari. In quel momento Fortezampa annuncia: «Gli adulti hanno finito di usare la stanza da bagno»

Alba ed i bambini sembra non aspettassero altro che questo annuncio. In effetti sono tutti sporchi e sudati. La ragazza afferra una busta contenente già pronti tutti i ricambi e tutti insieme si dirigono alla stanza da bagno. Il bagno si svolge in modo analogo a quanto già visto, con l’unica differenza che i vestiti sporchi di tutti vengono messi nella cesta dentro la parete e vengono premuti i soliti pulsanti nascosti. Alla fine i bimbi vengono vestiti con i vestiti puliti e poi Alba pulisce la stanza da bagno. Non diteglielo: i bambini hanno intenzione di fargli una qualche sorpresa; difatti alcuni sono andati a prendere il suo materasso ed il suo cuscino e li stanno portando alla casa alta mentre altri portano fuori la busta delle pulizie ed altri sono già dentro che si danno da fare.

Dopo aver finito di sistemare la stanza da bagno, come già visto, Alba si concede un momento di relax immersa nell’acqua. Improvvisamente le viene un’idea, schizza fuori dall’acqua, si asciuga in fretta e furia, si riveste con un ricambio che tiene sempre lì e corre verso casa sua, al piano progetti. Ne raggiunge uno, afferra una matita ed inizia a fare alcuni calcoli e disegni. Alla fine prende il mano il grosso foglio e lo osserva con attenzione.

«Sì, dovrebbe funzionare – dice ad alta voce – devo parlarne con gli altri»

Arrotola il foglio e corre fuori. Chiama i vari adulti dicendogli che gli deve parlare e dicendo loro di chiamare anche gli altri. In breve tutti e 25 adulti sono intorno ad un tavolo dove Alba sta spiegando il suo progetto.

«…in questo modo potremmo realizzare anche la fontana, l’osservatorio per vedere il cielo e le case dedicate che volevate tanto, nonché le giostre per i bambini» conclude.

«Non basterà mai il generatore che possediamo» fa notare un uomo.

«Ho pensato anche a questo: possiamo realizzare altri due generatori – indica la parte bassa del foglio – Bisogna vedere se è meglio collegarli in serie od in parallelo, ma l’energia dovrebbe essere sufficiente»

«Non funzionerà mai»

«Perché?»

«Alla prima tempesta verrebbe tutto distrutto»

«Oh accidempolina! No che non verrebbe distrutto: basta costruirlo come abbiamo fatto per le altre cose»

«Ci sarebbe ulteriore roba da pulire»

«Sì, ma si potrebbe…»

«Non funzionerà»

«Accidempolina! Possibile che dopo ogni tempesta mi diventiate pessimisti? Non dico che il mio progetto sia perfetto, ci potrebbero essere errori di cui non mi sono accorta, ma vorrei qualche critica costruttiva»

Segue il silenzio.

«Ho capito, ho capito – dice Alba riavvolgendo il foglio – Ne riparleremo domani o quando vi sarà passato il pessimismo»

Raccoglie il suo progetto e torna a casa.

«Secondo me era buono – dice riappoggiandolo sul tavolo – Domani ci darò meglio un’occhiata: a mente fresca mi accorgerò degli errori – alza lo sguardo e vede il cielo – Accidempolina! Quanto è tardi!» e corre fuori.

Raggiunge un edificio del semi-cerchio di color marrone, dotato di un’ampia porta di legno, diverse finestre ed un grosso comignolo. All’interno possiamo vedere una grossa cucina dotata di innumerevoli fuochi, camini, lavelli, pozze, tavole, dispense ed alcuni frigoriferi. Sopra i fuochi vi sono delle mensole da cui pendono degli utensili. Non proprio sopra i fuochi ma nelle vicinanze vi sono alcune pinze che reggono dei fogli contenenti ricette. Una scatola contenente fogli similari è poggiata nella base sotto. Appesi vicino ad uno dei lavelli vi sono due lavagnette cancellabili. In una vi è scritto “Pranzo per i bimbi” e nell’altra “Cena per i bimbi”; in entrambi vi è scritto a caratteri cubitali ed evidenziati “NON DIMENTICATEVENE!”. Alba si avvicina alla lavagnetta della cena, prende uno dei pennarelli cancellabili che stanno lì sotto e riflette un momenti picchiettandosi in testa col pennarello; infine scrive alcuni nomi di ricette con dei numeri accanto. Fatto ciò, prende da una delle mensole uno dei grandi bicchieri in grado di contenere mezzo litro d’acqua, lo riempie e lo beve per tre volte. Con sorriso molto soddisfatto, si avvicina alla scatola delle ricette, le legge e ne sceglie alcune. Le appende al posto delle altre. Vi appende anche un biglietto: “Non scordatevi di me. Alba”. In quel momento entrano alcuni adulti, uomini e donne, che vanno a prendere grembiuli e cappelli.

«Ciao Alba» la salutano.

«Ciao – risponde Alba con un sorriso – Ho scelto alcune ricette e scritto qualcosa per i bambini. Non dimenticatevene» conclude picchiettando sulla scritta.

«Stai tranquilla» risponde una donna.

«Beh? Ancora appendi questo? – dice un uomo vedendo il biglietto appeso insieme alle ricette – Ormai è da un pezzo che sappiamo che dobbiamo tenerti la roba da parte»

Alba arrossisce.

«Ehm… serve una mano?» dice per sviare il discorso.

«No. No. Va pure: chiamiamo quando è pronto»

Alba esce. Inizialmente pensa di andare a fare i letti dei bimbi, ma poi, sentendosi stanca, decide di rimandare a dopo cena e va a casa mettendosi sulla sedia a dondolo a dondolarsi. Circa cinque minuti dopo arriva un gruppo di bimbi guidati da Gaia.

«Coccole!» afferma la bimba-giaguaro.

«Volete le coccole?» chiede la ragazza accennando ad alzarsi.

La bimba scuote la testa.

«Coccole per te!» specifica ed un attimo dopo tutti i bimbi le sono addosso.

Abbracci, carezze, massaggi… insomma la riempiono di coccole come di solito fa lei la sera. Alba si commuove intuendo che i bimbi sono venuti a coccolarla avendo capito che lei si sentiva molto stanca. Una lacrima di gioia le cade sul muso della bimba-giaguaro.

«Oh – dice Gaia sentendo la lacrima – Servono più coccole!»

È ormai buio quando nell’aria trilla il triangolo della cena.

«Accidempolina! Dobbiamo andare» dice Alba che era ancora abbracciata ai bimbi.

Prendono tutti lo scivolo per scendere a terra e si riuniscono agli altri. Raggiungono in fretta la cucina. Un gigantesco tavolo è già stato portato fuori insieme a 75 sedie. Tutto a dimensioni di bimbo. Diversi carrelli contenenti le stoviglie, le pignatte e le teglie con il cibo stanno lì accanto. Ad illuminare il tutto vi sono alte torce. Non vi sono adulti. Che ci crediate o meno, gli adulti si sono chiusi in cucina a mangiare per non sentire i bambini. Alba apparecchia in fretta la tavola mentre Fortezampa fa accomodare i bambini. Alba serve tutti, Fortezampa compreso, dopodiché, per tutta la cena, corre da una parte all’altra della tavolata per aiutare i bambini. Alla fine della cena regna un caos indescrivibile. I bimbi danno una mano ad ammonticchiare le stoviglie, ma alla fine se ne vanno accompagnati da Fortezampa. Alba finisce di sparecchiare e va in cucina.

«Accidempolina! Secondo me lo fanno apposta» dice osservando il casino che gli adulti hanno lasciato in cucina.

Un angolo è rimasto libero e vi è un biglietto: “la cena è in forno”. Alba accende il forno per riscaldare la cena e si mette, intanto a lavare le stoviglie ed a caricare ed avviare le tre lavastoviglie di cui la cucina è dotata.

Mentre la ragazza rigoverna e cena, i bimbi continuano a fare avanti ed indietro dalla sua casa.

Dopo aver cenato e rimesso tutto a posto, Alba si dirige ad ampi passi verso la Nursey.

«Come volevasi dimostrare: se non ci penso io, non ci pensa nessuno» dice osservando che i letti sono ancora da rifare.

Apre l’armadio a muro e si mette a rifare tutti i letti. Apre poi la cesta nel muro da cui estrae le lenzuola ed i pigiami che sono stati lavati ed asciugati e rimette tutto a posto; va poi nella stanza attigua alla stanza da bagno e recupera e mette a posto anche lì gli asciugamani ed accappatoi ed il suo vestito di ricambio. I vestiti dei bambini li porta in camera loro, dentro l’armadio a muro. Infine prende un flauto e si mette a suonare sull’uscio della Nursey. Attirati dalle note, i bimbi e Fortezampa si avvicinano. Qualche bambino si lamenta che non è stanco ma Alba è irremovibile: ormai è buio ed è giunto il momento di andare a dormire. Cambia tutti i bambini uno ad uno, gli dà le coccole, li mette a letto, dà l’acqua a chi vuole l’acqua, dà l’orsetto a chi vuole l’orsetto, rabbocca le coperte e così via. Quando sono tutti sistemati, Fortezampa si sdraia accanto a Gaia. La bimba abbraccia il cavallo. Alba prende una sedia chiudibile ed un grosso libro, si siede al centro ed inizia a leggere: sono favole della buonanotte, poesie e ninna nanne che la ragazza canta con voce melodiosa. A mano a mano che si addormentano, Alba si avvicina a loro, controlla che sia tutto a posto ed infine dà loro il bacio della buonanotte. Infine rimette a posto la sedia, mette una coperta sopra Fortezampa ed abbassa la luce fino a spegnerla. Quando esce dalla Nursey è notte fonda. Sbadiglia.

«Accidempolina! Devo ancora sistemare tutta la mia stanza!» si ricorda.

Corre in palestra ma il suo materasso ed il suo cuscino non ci sono più; è sparito anche il sacco delle pulizie e la sua camera è stata tutta sistemata ed il letto rifatto.

«Ma come…? Quando…?» dice Alba stupita.

Vede dunque un biglietto sul letto: “Ogni tanto meriti anche tu un premio” ed è firmato da tutti e 75 i bambini, nonché dallo zoccolo di Fortezampa. Alba si commuove di nuovo.

«Grazie – dice – Grazie tantissime»

Si cambia dietro il paravento e poi si affaccia alla finestra. Osserva il cielo, annusa l’aria ed ascolta il vento.

«Questa notte nevica» dichiara.

Chiude le imposte e si infila a letto a dormire.

E, come al solito, ha ragione.


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