Ci sarà una volta

L’Arrivo di Sara

È mattino. Il villaggio è coperto di neve. Gli adulti stanno bofonchiando mentre spalano la neve. I bimbi, invece, si stanno divertendo. Indossano tutti le loro tutine con stivaletti (tranne Gaia), guanti, sciarpe e cuffie, eccetto Gaia che ha un paio di paraorecchie adatti alla sua forma. Si stanno divertendo a giocare con la neve, fare pupazzi, scivolare con gli slittini, eccetera. Fortezampa sta trascinando una slitta con la legna per le riparazioni. Alba è invece via col suo velivolo a fare chissà cosa.

Ma ora noi volgiamo lo sguardo di nuovo all’orizzonte ed allontaniamoci un po’ dal villaggio, a circa quindici minuti di volo, per incontrare il nuovo venuto. È Un robot. Di forma simile a quella di un uovo, con la parte a punta un po’ più allungata, interamente bianco. La testa è nella parte “tondeggiante” ed è staccata dal resto del corpo, fluttuando a mezzo centimetro di distanza, ricordando un ellissi nella forma; qui vi è un visore nero con disegnati due occhi di un azzurro intenso. Giusto per precisione, la testa può adagiarsi sul corpo ricostruendo la forma d’uovo anzidetta. La testa punta verso il villaggio, mentre la “punta” sul lato opposto; sta difatti viaggiando in volo ad altissima velocità verso il villaggio. Se vedessimo con i suoi occhi, vedremmo una scritta: “Rilevata attività; avvicinamento progressivo” seguito dall’indicazione di quanto manca ad arrivare al villaggio. Arrivato ai confini del villaggio, il robot si ferma e scende di quota. La prima creatura che incontra è Fortezampa che, evidentemente, ha portato la legna dove occorreva, dato che è libero dal carico. Vedendo il cavallo, gli occhi del robot cambiano espressione, diventando simili a quelli di una persona che sorride. Sul suo corpo si formano due braccia: sono due lunghe ellissi abbastanza piatte; le due braccia girano verso Fortezampa ed alle loro estremità si formano delle mani a quattro dita di cui una è un pollice opponibile. Mostra le mani al cavallo e si avvicina lentamente. Fortezampa gli annusa le mani ed il robot gli tocca il muso. Gli occhi del robot divengono ancora più felici. Quando infine accarezza il collo del cavallo, sembra sprizzare felicità da tutti i pori.

«È molto piacevole, ma… tu chi saresti?» chiede ad un certo punto Fortezampa.

Sentendo le parole il robot schizza in alto guardandosi tutt’intorno alla ricerca della voce.

«Sono stato io a parlare» dice Fortezampa.

Il robot si volta verso di lui.

«Sì, proprio io» dice Fortezampa.

Il robot piega la testa e poi emette un raggio di luce dal corpo.

«Ehi!» si lamenta Fortezampa abbagliato.

Il robot passa la luce su tutto il corpo del cavallo ed infine la spegne e si mette davanti a lui. Porge una mano.

«Bip! Sara!» pronuncia.

Fortezampa poggia il muso sulla mano di Sara e gli occhi di lei tornano felici.

«Piacere di conoscerti. Io mi chiamo Fortezampa» dice il cavallo.

«Bip!» risponde Sara.

«Posso chiederti da dove vieni e cosa fai qui?»

«Bip! Bip! Bip!» risponde Sara muovendo le mani ora da un parte ora da un’altra.

«Non ho capito niente. Sai pronunciare solo il tuo nome?»

«Bip!» risponde Sara annuendo; poi con una mano fa il segno di accarezzarlo.

«Bip?» chiede.

«Vuoi accarezzarmi? Va bene. Nulla in contrario»

Sara torna ad accarezzare il cavallo più felice che mai.

«Fortezampa!» chiama qualcuno in lontananza.

Fortezampa e Sara si voltano. È Gaia che corre verso di loro. Ha trovato un sasso colorato e vuole mostrarlo al cavallo. Quando però si avvicina si accorge della presenza di Sara e si ferma ad alcuni passi di distanza. Sara si avvicina lentamente. Per un attimo i due si guardano poi Sara accende la sua luce, abbagliando la bimba-giaguaro.

«Ehi!» dice lei.

«Credo sia il suo modo di cercar di capire chi sei» spiega Fortezampa.

Sara passa la luce su tutto il corpo di Gaia, poi la spegne e si mette davanti a lei. Porge una mano.

«Bip! Sara!» pronuncia.

Sul volto della bimba si forma un sorriso.

«Molto piacere – dice stringendo vigorosamente la mano del robot – Io sono Gaia»

Gli occhi di Sara esprimono di nuovo felicità.

«Sa anche dare bene le coccole» aggiunge Fortezampa.

«Sul serio?» dice Gaia spalancando gli occhioni ed un attimo dopo abbraccia il robot.

Gli occhi di Sara divengono ancora più felici mentre ricambia l’abbraccio; poi inizia ad accarezzarla, grattarla e coccolarla in mille altri modi. Gaia fa un sacco di fusa. Circa cinque minuti dopo afferra Sara per un braccio.

«Vieni: ti faccio conoscere tutti gli altri» dice e la trascina via, seguita da Fortezampa.

In breve Sara è circondata da tutti i bimbi, ha analizzato tutti con la sua luce e si è presentata a tutti. I bimbi porgono un sacco di domande e Sara risponde a gesti e con diversi “Bip!” ma non sempre riesce a farsi capire. Quando vede gli adulti, li indica e poi va a conoscerli; la reazione è diversa.

«Bip! Sara!» pronuncia il robot porgendo la mano ad un adulto dopo averlo analizzato con la sua luce.

«Ma chi diavolo saresti?» chiede l’uomo scocciato per essere stato abbagliato.

«Bip! Sara!» ripete il robot.

«E da dove verresti?»

«Bip!» risponde Sara indicando le lontane montagne.

«E cosa sei venuta a fare qui?»

«Bip!» risponde Sara indicando tutti quanti.

«Non ho capito»

«Ipotizzo che sia venuta per incontrare noi» interviene Fortezampa.

«Bip! Bip!» dice Sara annuendo.

«Perché?» chiede l’uomo.

Sara agita le braccia continuando ad emettere i suoi suoni, lasciando perplessi un po’ tutti. Infine porge di nuovo la mano.

«Qualsiasi cosa abbia detto, si sta presentando» prova a suggerire Fortezampa visto che l’uomo non accenna a muoversi.

Non ottenendo alcuna reazione, Sara prova con una donna e via via gli altri adulti, ma la reazione è sempre la stessa: gelo totale. Sara si gratta la testa perplessa.

«Ma vi pare il caso di fare i maleducati?» si lamenta Gaia.

«È un Robot! – risponde uno degli adulti – Chiunque lo abbia programmato lo avrà fatto con uno scopo e non è certo quello di presentarsi. Finora l’unica cosa che sappiamo è che viene dalle montagne»

«Anche noi veniamo dalle montagne e non sapete altro» dice Gaia che si sente offesa per il comportamento degli adulti.

«Ma voi siete esseri viventi. Lei… Lui… ‘sta cosa è un robot!»

Sara abbassa la testa.

«Ecco! L’avete resa triste! Bravi! Lascia perdere questi maleducati e vieni con noi, Sara» conclude Gaia prendendo Sara per una mano e portandola via.

«Qualcuno dovrebbe prenderti a sculacciate per la tua insolenza» digrigna a denti stretti un adulto.

Gaia forse non ha sentito ma Sara sì e volge la testa verso di lui, ma quello ha già voltato le spalle e si sta allontanando.

«Bip!» commenta Sara.

Poco dopo Sara è di nuovo circondata dai bimbi ed i suoi occhi esprimono di nuovo felicità mentre ognuno di loro le parla e le spiega in un vociare indescrivibile. Improvvisamente Sara volge lo sguardo verso l’alto.

«Bip!» dice indicando il cielo e poi schizza verso l’alto.

Dapprima i bambini rimangono perplessi ma poi sorridono.

«Alba!» esclamano.

Alba, infatti, sta tornando a bordo del suo velivolo; come al solito preme dei pulsanti, osserva le luci accendersi e spegnersi e volge lo sguardo verso il villaggio. Questa volta vede venirle incontro Sara. Alba rimane perplessa mentre il robot le si accosta, accende la luce ed analizza il velivolo e lei. Quando Alba salta giù dal velivolo, Sara la segue. Una volta atterrata, il robot si mette davanti a lei e porge la mano.

«Bip! Sara!» pronuncia.

La ragazza rimane per un attimo senza parole.

«Accidempolina! – esclama improvvisamente – Stavo per essere maleducata – si toglie in fretta i guanti e stringe con entrambe le mani la mano di Sara – Io sono Alba. Tanto piacere»

Gli occhi di Sara diventano contenti. I bimbi e Fortezampa si avvicinano.

«Hai visto che bella sorpresa? – esclama Gaia – viene dalle montagne ed è venuta a trovarci»

«È venuta appositamente per incontrare noi» specifica Fortezampa.

«Ma che bella notizia – esclama Alba – Bisognerà farle una festa di benvenuto»

Gli occhi di Sara divengono felicissimi.

«Abbracciala» suggerisce Gaia al robot.

Sara abbraccia Alba che ricambia.

«Gli adulti che dicono?» chiede ad un certo punto la ragazza.

Segue un silenzio glaciale.

«Sono dei gran maleducati» dice Gaia.

«Ma no – li giustifica Alba – saranno solo stupiti…»

«Non l’hanno salutata perché è un robot» la interrompe Gaia lievemente arrabbiata.

Alba si porta una mano agli occhi senza dire una parola. Decide di cambiar discorso.

«Abbiamo ancora alcuni minuti prima della ginnastica – dice – Perché non mostriamo a Sara il boschetto?»

«Sì!» è il coro unanime.

Sara viene dunque accompagnata al boschetto. Qui usa la sua luce per analizzare gli alberi e, quando gli dicono che gli alberi possono ricambiare i saluti, si presenta a tutti gli alberi, lisciando i loro tronchi. Le fronde si agitano ricambiando i saluti ed invitando i bambini a salire su di loro. Sara osserva i bimbi arrampicarsi, cogliere piccoli frutti e mangiarli o lanciarli nella bocca di Fortezampa che si impenna a terra per prenderli al volo. Pochi minuti dopo Alba batte le mani per richiamare l’attenzione ed annuncia che è giunto il momento di far ginnastica. I bimbi rispondono al richiamo prontamente: scendono dagli alberi e seguono Alba in palestra. Sara osserva i bambini, Alba e Fortezampa fare ginnastica. Dopo un po’ si avvicina al cavallo.

«Bip?» chiede.

«Come?» risponde Fortezampa.

Sara indica tutti loro, fa alcuni movimenti su e giù con le braccia.

«Bip?» conclude muovendo la mano.

«Non capisco… aspetta: stai chiedendo qualcosa sulla nostra ginnastica»

Sara annuisce.

«Beh, non so se ciò che ti sto per dire risponde alla tua domanda, ma devi sapere che per noi svolgere la ginnastica, più o meno in questo momento, è fondamentale, pena un forte dolore»

«Bip?!»

«Sì, Sara. Non sappiamo da cosa sia determinato, dato che tutte le analisi non hanno stabilito alcun risultato, ma i nostri muscoli richiedono giornalmente dell’esercizio per evitare che ci facciano male. Finita quest’ora di ginnastica, il problema non si ripresenta più fino al giorno dopo»

«Bip!»

Finita la ginnastica si passa alle docce. Dopo poco Sara si avvicina per aiutare.

«Sicura che l’acqua non ti causi problemi?» chiede Alba.

Per risposa Sara si tuffa sotto una doccia.

«Bip!» esclama prendendo spugna e bagno-schiuma e lanciandosi in mezzo ai bambini.

In breve è anche lei sommersa di schiuma e contribuisce al parapiglia afferrando i bambini e gettandoli in acqua, buttandogli addosso il bagno-schiuma e strofinandoli con la spugna riempiendoli di schiuma; allo stesso modo i bimbi le gettano l’acqua addosso, le saltano sopra e la riempiono di schiuma.

Anche alla fine della doccia Sara cerca di dare una mano, sia a sistemare i bambini, sia a fare il solletico ad Alba, sia a coccolare Gaia, sia a strigliare Fortezampa.

Quando è tutto finito ed Alba è rimasta a pulire la stanza da bagno, Sara osserva che ella prova a chiedere aiuto ma tutti gli adulti lo negano. Quando la ragazza si volta rassegnata a far da sola, vede Sara che ha afferrato uno spazzolone.

«Bip!» dice mostrandoglielo.

«Vuoi aiutarmi tu?» chiede Alba quasi non credendoci.

«Bip!» risponde Sara annuendo.

Alba un attimo dopo l’ha abbracciata.

«Grazie! Grazie! Grazie!» dice stringendola forte, commossa.

«Bip?» dice Sara dandole pacche sulla schiena.

Alba scioglie l’abbraccio.

«Ehm, scusa – dice arrossendo lievemente – È la prima volta che qualcuno mi dà una mano in questo lavoro»

Gli occhi di Sara divengono sorridenti.

«Bip!» pronuncia mentre affronta la stanza spazzolone in mano.

In due ci vuole metà del tempo.

Mentre Alba si immerge nell’acqua per rilassarsi, Sara gira per il villaggio a vedere dove può dare una mano ed ad osservare le varie attività. Nel resto della mattinata, in particolare, si rende conto che solo Alba pensa ai bambini; Fortezampa dà una mano come può mentre gli adulti negano quasi tutti gli aiuti riguardanti i bambini. Nota inoltre una lieve ostilità da parte degli adulti nei suoi confronti.

«Non preoccupartene troppo – le dice Alba mentre si dirige verso la cucina – Non appena si saranno abituati alla tua presenza, vedrai che ti accoglieranno come una di noi»

«Bip!» pronuncia Sara.

Mentre Sara analizza la cucina con la sua luce, Alba fa mente locale e scrive sulla lavagnetta del pranzo alcuni nomi di ricette con dei numeri accanto, poi va alla scatola delle ricette, sceglie dei fogli e li appende insieme al cartello con scritto: “Non scordatevi di me. Alba”.

«Bip?» chiede Sara indicando le lavagne.

«Idee per il pranzo e la cena dei bambini» spiega Alba.

«Bip?» ripete Sara passando la mano sulla scritta “Non dimenticatevene”.

«Beh, è un po’ lungo da spiegare ma… sì, è già successo che se ne siano dimenticati» risponde Alba con fare molto serio.

«Bip?» chiede ancora Sara indicando l’altro foglio appeso.

Alba arrossisce vistosamente.

«Ehm… è una vecchia abitudine: non farci caso» e mentre risponde la prende per mano per allontanarla.

In quel momento entrano gli adulti.

«Ciao Alba. Ciao Sara» dicono.

«Ciao» risponde Alba.

«Bip!» risponde Sara.

Dopo aver ricordato dei bambini ed essere di nuovo arrossita per la questione del biglietto, Alba e Sara escono.

«Vedi? – dice la ragazza – Hanno già iniziato a salutarti. Un paio di giorni al massimo e non noterai più alcuna ostilità… più o meno » conclude a bassa voce.

«Bip!» dice Sara.

Anche all’ora di pranzo Sara dà una mano ad Alba, sia a dar da mangiare ai bambini, sia a rigovernare. Mentre Alba pranza, Sara va a ripescare il foglietto con scritto “Non scordatevi di me. Alba”; glielo mostra.

«Bip?» chiede.

Alba arrossisce.

«È un vecchio cartello – risponde – Le prime volte che davo da mangiare ai bambini, gli adulti si scordavano di lasciarmi un boccone da parte, col risultato che o rimanevo a digiuno o dovevo arrangiarmi. Così ho preso l’abitudine di mettere quel cartello. Ormai sarebbe inutile, ma l’abitudine mi è rimasta. Tutto qui»

«Bip!» dice Sara poggiando il cartello.

Il pomeriggio Sara lo passa con i bambini, giocando con loro, aiutandoli con varie attività ed altro. Avendo più tempo libero, grazie all’aiuto del robot, Alba ne approfitta per riposarsi, leggere qualcosa e pensare ai vari progetti.

Ad un certo punto Sara vede Gaia intenta a trascinare un coso di legno più grande di lei. Si avvicina per dare una mano.

«No, non c’è bisogno, grazie – dice la bimba – voglio meritarmi il premio completamente»

«Bip?» dice Sara grattandosi la testa.

«Già, è vero – dice la bimba dopo un attimo – Non ti abbiamo spiegato la questione dei premi – poggia il coso che stava trascinando e si siede a terra – Ogni volta che uno di noi fa qualcosa che possa essere utile agli altri, duraturo nel tempo e che, in qualche modo, arricchisca il villaggio, ottiene un premio da Alba. Migliore è la cosa fatta, maggiore è la sua utilità, maggiore è la sua possibilità che gli altri possano adoperarla, più grande è il premio. È Alba a decidere esattamente quanto possa essere utile e quale premio possiamo ricevere. Ognuno di noi fa a gara per riceverlo… e, quando possibile, condividerlo con gli altri»

«Bip! Bip?» dice Sara.

Gaia batte un attimo le palpebre.

«Beh, se come premio uno riceve la possibilità di volare con Alba, volerà da solo. Un giocattolo od un libro possono invece essere condivisi… era questa la domanda?»

«Bip!» dice Sara annuendo.

Gaia sorride, si rialza, afferra il suo coso e lo porta dentro la casa.

Non c’è molto altro da dire, tranne che, verso sera, Gaia corre tutta contenta a cercare Alba: la casa è di nuovo pronta e lei vuole il suo premio.

«Uau! – dice Alba – Sei riuscita a renderla uguale a prima»

«Ho fatto una miglioria – dice Gaia – Vedi sopra la finestra? Ho messo un coso che si chiude. In caso di forte vento o manualmente, questa cosa si chiude – tira una leva ed una sorta di persiana chiude la finestra – Allo stesso modo la porta può essere chiusa. Ci sarà sempre da pulire in caso di tempesta radioattiva, ma la stanza rimarrà sempre usabile!» e socchiude gli occhi felice.

«Dimmi la verità – dice Alba prendendola in braccio – Il meccanismo non l’hai fatto tutta da sola»

«Sara mi ha dato una mano per la parte più difficile e Fortezampa mi ha dato una mano a portare le cose più pesanti, ma l’idea, il progetto e la realizzazione sono miei» risponde Gaia seria.

Alba la solleva in alto e ruota su se stessa. Come fosse un messaggio, Gaia sorride felicissima.

«Posso suggerire un’idea?» dice.

Alba annuisce.

«Possiamo chiamarla “Stanza Gaia – dove i bimbi giocano felici”?»

La ragazza annuisce.

«Possiamo farci una festa di inaugurazione?»

Alba annuisce.

«Posso ricevere il mio premio come fosse un regalo?»

La ragazza annuisce.

«Possiamo festeggiare l’arrivo di Sara qui dentro?»

Alba annuisce.

«Quando?»

«Non appena avrai preparato la targa da mettere alla porta ed i festoni. Io penso al tuo premio ed alle cose da mangiare»

«YUPPI!» strilla la bimba correndo a prendere il necessario.

Circa un’ora dopo, davanti alla porta della Stanza Gaia, Alba, i bambini, Fortezampa e Sara attendono che Gaia tagli il nastro (gli adulti non hanno voluto partecipare).

«È con immenso piacere – dice la bimba-giaguaro dopo essersi schiarita la voce – che do a tutti il benvenuto alla Stanza Gaia, dove finalmente potremmo divertici anche quando è brutto tempo» e taglia il nastro.

Un attimo dopo sono tutti dentro. Vi è prima un coro di ammirazione e poco dopo inizia la baraonda. A circa metà della festa, Gaia riceve il suo pacco premio. Lo scarta in fretta e furia: è una sorta di grosso telecomando con leve e pulsanti. Dapprima lo guarda un po’ perplessa, poi prova ad azionarlo: una versione in miniatura del velivolo di Alba entra dalla finestra. Gli occhi di Gaia si riempiono di gioia infinita mentre il velivolo giocattolo risponde a tutti i comandi.

«È bellissimo! – strilla la bimba – È un’Ala! E vola davvero! Grazie!» conclude saltando in braccio ad Alba e stringendola forte.

Un attimo dopo è a terra e corre tra gli altri bambini.

«Venite! Giochiamo con l’Ala! Tutti insieme!» strilla e se li porta appresso.

Alba e Sara rimangono a guardare un momento i bimbi giocare.

«Non so se ti sei mai chiesta una cosa che si sono chiesti gli adulti – dice ad un certo punto Alba a Sara – ma, come loro mi hanno fatto notare, questi bambini non litigano mai tra di loro e sono abituati a condividere tutto tra di loro. Lo fanno da sempre… od almeno da quando io li conosco. Possono essere in competizione tra loro, ma è sempre una competizione amichevole ed il risultato è sempre condiviso con gli altri. Non si fanno dispetti. Scherzi sì, ma sono sempre tali che alla fine sia chi lo ha ricevuto sia chi lo ha fatto ridano insieme. Per farla breve, sono molto affiatati tra di loro e si aiutano l’un l’altro»

«Bip!» dice Sara.

«Oh, sono così dolci. Perché gli adulti non vogliono stargli vicini?»

«Bip?»

«È una domanda retorica, Sara. In verità conosco la risposta. Anche se la trovo una motivazione stupida. Magari un giorno te la racconterò, ma ora non voglio intristirmi»

«Bip!» dice Sara, la prende per mano e la porta dai bambini.

Il resto della serata passa tranquillamente ed alla fine Alba mette a letto i bimbi. Quando tutti dormono Alba esce insieme a Sara.

«Ti devo ringraziare tantissimo per l’aiuto che mi stai dando – dice la ragazza – Sei la prima che mi aiuta con i bambini»

«Bip!» dice Sara allargando le braccia.

Alba l’abbraccia e la stringe forte.

«Bip!» dice Sara dandole pacche sulla spalla.

«Ti va di dormire con i bambini? – chiede Alba dopo aver sciolto l’abbraccio – O preferisci da un’altra parte?»

«Bip!» risponde Sara indicando la Nursey.

«Bene. Allora buonanotte» e fa per andarsene ma viene fermata dal robot.

«Bip?» chiede indicando lei e la Nursey.

«Oh no. Io devo stare nella casa della campana nel caso in cui vi fosse bisogno di dare l’allarme. Ma comunque non preoccuparti: il vento mi porta le loro voci, in caso di bisogno… e poi ora ci sei tu»

Gli occhi di Sara divengono felicissimi.

Dopo circa mezz’ora che la ragazza è andata a dormire, Sara vola in alto nel cielo. I suoi occhi scompaiono e poi compare una scritta: “Trasmissione dati in corso…”, seguito da un indicatore. Circa un minuto dopo l’indicatore raggiunge il 100%, la scritta e l’indicatore scompaiono e ritornano gli occhi di Sara. Il robot plana silenziosamente, entra nella Nursey e si sceglie un angolo dove riposare. Le braccia scompaiono nel corpo, la testa si appoggia sul corpo e gli occhi si spengono. Il robot tocca terra e lì rimane a riposare.


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