Ci sarà una volta

La Nascita di Astro

Sono passati due giorni dagli avvenimenti narrati e la vita al villaggio continua a scorrere normalmente. Oggi però qualcosa di nuovo sta arrivando. Possiamo infatti osservare un enorme veicolo che si sta avvicinando. Ha l’aspetto di un grosso parallelepipedo grigiastro che si muove sui cingoli. Giunge dalle montagne e si ferma ai confini del villaggio. Tutti sono giunti a vederlo, avendo sentito la terra tremare al suo passaggio.

Non appena si sono tutti radunati, una rampa si apre sul fronte del veicolo, rivelando un corridoio illuminato. Tutti si chiedono cosa sia. Sara è la prima ad avvicinarsi. Dopo un attimo i suoi occhi sorridono.

«Bip! Bip!» dice cercando di tirare Alba, Fortezampa ed i bambini.

Fa cenno di seguirla dentro il veicolo. Non senza dubbi e timori, alla fine acconsentono.

Il corridoio è lungo e stretto, illuminato da luci al neon e non vi è nulla alle pareti. Sara li conduce fino ad una porta automatica che si apre non appena si avvicinano. Un grosso salotto, illuminato da luci calde, li accoglie. Vi sono divani, tavolini e sedie. Sara li invita ad entrare, fa cenno di aspettare e poi esce. La porta si richiude.

«Perché Sara ci ha invitato qui?» chiede Gaia.

«Non lo so» risponde Alba.

Passano un paio di minuti e si sentono dei passi al di là della porta. Dopo un attimo si apre; insieme a Sara vi è un altro robot: assomiglia ad un bambino in pantaloncini e stivaletti; ha grandi occhi di un azzurro intenso; i suoi capelli neri sono disegnati sulla sommità del capo e parte di essi esce fuori come fossero un paio di corna od un prolungamento delle orecchie. Il bimbo-robot guarda i presenti e sorride. Si mette sull’attenti, batte i tacchi e porta la mano sulla fronte in un tipico saluto militare.

«Unità di Accompagnamento N.1 operativa, per servirvi» dice con voce da bambino.

«Unità di Accompagnamento?» dicono in coro Alba, Fortezampa ed i bambini.

«Sì – risponde il bimbo-robot – Sono stato creato per stare insieme a voi, fornirvi tutta l’assistenza di cui avete bisogno e realizzare tutto ciò di cui avete bisogno»

«Creato?»

«Assistenza?»

«Realizzare?»

È il coro di voci.

«Sì – risponde il bimbo-robot – Fino a pochi minuti fa io non esistevo. Ho infuso nel mio cervello elettronico vaste conoscenze e ho un intero laboratorio a disposizione. Inoltre il mio sistema esperto è in grado di apprendere, adattarsi e creare nuove soluzioni»

«Hai detto che sei stato creato per stare insieme a noi…» interviene Alba.

«Sì, sì – risponde il bimbo-robot – Tutti i dati necessari affinché io mi potessi integrare sono stati raccolti dalla nostra Sonda Automatica Rilevamento Attività: S.A.R.A.»

«Bip!» dice Sara facendo un inchino.

«Inoltre io sono in grado di comprendere Sara e posso fare da tramite» continua il bimbo-robot.

«Quindi era a te che Sara trasferiva i dati la notte» dice Alba.

«Bip!» dice Sara grattandosi la nuca ma con gli occhi sorridenti.

«Alla mia matrice di generazione, per l’esattezza – dice il bimbo-robot, poi si volta verso Sara – Te l’avevo detto che se n’era accorta da un pezzo – Si volta di nuovo verso Alba – È un po’ imbarazzata»

«Non è mai stato un problema – dice Alba sorridendo verso Sara, poi si rivolge di nuovo al bimbo-robot – Scusa la domanda: ma perché un bambino?»

Il bimbo-robot sembra stupito della domanda.

«Beh, secondo i dati era la… forma migliore – risponde dopo un attimo – Quella più adatta… non so come dire… ma se è un problema si può sempre…»

«No, no, no – l’interrompe Alba agitando le mani – Bambino va bene. Va benissimo. È solo che…»

«Non parli come un bambino ma come uno schiavo» dice schietta Gaia.

«Ma io…» prova a dire il bimbo-robot.

Gaia gli si avvicina ed avvicina il muso al suo viso fino a pochi millimetri di distanza e lo guarda dritto negli occhi. Il bimbo-robot sembra in imbarazzo: batte nervosamente un piede per terra ed è leggermente arrossito. I suoi occhi tremano, riuscendo a malapena a reggere lo sguardo della bimba-giaguaro.

«Hai un nome, oltre ad “Unità di Accompagnamento”?» gli chiede Gaia.

«Dovreste darmelo voi» risponde il bimbo-robot.

«Bene. Aspetta» dice Gaia e torna in mezzo agli altri bambini.

Parlottano tra di loro, senza farsi sentire dagli altri. Il bimbo-robot guarda Alba, Fortezampa e Sara, ma tutti e tre non sanno che dirgli.

«Ti piace il nome Astro?» chiede ad un certo punto Gaia alzando la testa dal gruppo.

«Sì, certo – risponde il bimbo-robot sorridendo – Astro è un bel nome»

Gaia ritorna a parlottare con i bimbi per qualche secondo e poi torna a fissare il suo sguardo su Astro.

«Ascolta Astro – gli dice seria – Finora tu hai sempre parlato in un modo che sembra che noi siamo i tuoi padroni e tu un servo. Noi non vogliamo un robot servo»

«Io…» prova a dire Astro ma viene interrotto dalla bimba-giaguaro che gli prende le mani e gli sorride.

«Ora tu vieni con noi – gli dice – Ti mostriamo il villaggio, ti spieghiamo le cose e ti insegniamo ad essere nostro amico. Vogliamo e ti prometto che, entro la fine della giornata, possibilmente prima, tu ti senta far parte della nostra famiglia. Perché tu non sei un’anonima Unità di Accompagnamento, tu sei Astro: uno di noi!»

«Gra… Grazie» dice Astro incredulo.

«Sei pronto?» chiede Gaia.

Astro annuisce, i bambini lo circondano ed iniziano a tirarlo ed a spingerlo per portarlo fuori.

«Bip!» commenta Sara sorridendo.

Per quasi tutta la giornata i bimbi rimangono con Astro, mostrandogli le cose, spiegando, giocando con lui e cercando i tutti i modi di farlo sentire uno di loro. Ed Astro impara in fretta. Durante la doccia, come Alba aveva immaginato, ci si accorge che il pantaloncino di Astro è finto ed è tutt’uno con il bimbo-robot mentre gli stivaletti sono veri, potendoli togliere e rivelando un paio di gambe e piedi da bambino. Astro impara in fretta a far casino durante la doccia, come tutti gli altri bambini; quando scoprono che soffre il solletico, Alba, Sara e tutti e 75 i bambini gli fanno il solletico a lungo.

Durante l’ora di pranzo viene apparecchiato anche per Astro.

«Io non ho bisogno di mangiare» dice il bimbo-robot.

«Lo so – risponde Alba – ma Sara mi ha confermato che puoi mangiare ed attingere energia e nutrimento dal cibo. Quindi, a meno di casi particolari, tu mangerai come tutti»

Durante il pomeriggio Astro apprende che in quasi tutte le case vi è una sorta di lavatrice che provvede a lavare i panni inseriti in un cesto nel muro, asciugarli ed, in un certo senso, ripiegarli, riponendoli nella cesta alla fine del lavaggio. Tali lavatrici vengono usate principalmente dopo le tempeste radioattive, data l’innumerevole quantità di panni da lavare. Per il bucato di tutti i giorni si preferisce utilizzare la “lavanderia”, cioè una delle case del semicerchio che contiene diverse lavatrici in cui gli adulti ed Alba dividono il bucato e scelgono i programmi, per poi stenderli al sole.

Astro apprende anche che non solo gli alberi parlano ma sono in grado di dare legna.

«Senza abbattere gli alberi? – esclama stupito – Avete tutta la legna di cui avete bisogno senza toccare gli alberi?»

«Sì – risponde Fortezampa – Bisogna ordinare la legna per il fuoco oppure quella per le riparazioni ed attendere una mezza giornata circa, ma possono fornirci tutta la legna di cui abbiamo bisogno. Non so come facciano»

Le fronde si muovono.

«È un nostro piccolo segreto» traduce Fortezampa.

È solo verso sera che Astro viene lasciato da solo. La prima cosa che fa è correre nella casa della campana da Alba; la trova nella stanza dei progetti, intenta a correggerne uno.

«Ciao!» esclama Astro.

«Ciao Astro. Finalmente solo?» risponde Alba voltandosi verso di lui.

Il bimbo-robot annuisce.

«Io… – esordisce – Non credevo di essere immediatamente accolto come uno di voi. Non so come ringraziarvi…»

Alba si avvicina ad Astro e lo abbraccia.

«A volte non servono le parole» gli sussurra all’orecchio.

Astro la stringe forte, commosso e felice.

«Cosa stai facendo?» le chiede ad un certo punto.

«Lavoro ai miei progetti. Ogni giorno trovo nuovi errori e nuove idee. Dovrebbero servire a migliorare la vita al villaggio»

«Interessante» dice Astro andando a guardarli.

«Sono interessanti. Sul serio – esclama ad un certo punto – Si potrebbe…»

«Una raccomandazione, Astro – Alba lo interrompe il più delicatamente possibile – Non voglio macchine che sostituiscano l’operato dell’uomo. Qualunque cosa ti dicano gli altri, in questo villaggio sono ammesse solo che macchine che aiutano, non che sostituiscano»

«Posso sapere il perché?» chiede Astro.

«Ovvio che sì – dice Alba sorridendo – Voglio evitare principalmente due cose: che ci impigriamo, scordandoci cosa significa faticare, e che dobbiamo dipendere troppo dalle macchine. Anche se, per oggi, non le hai incontrate, esistono molte situazioni in cui possiamo contare solo su noi stessi ed una dipendenza dalle macchine potrebbe risultare pericolosa; inoltre c’è molta più soddisfazione a realizzare qualcosa da noi che non farla realizzare da altri»

Astro annuisce.

«Sai che gli adulti mi considerano un estraneo? – dice dopo un attimo – Forse mi preferivano più… macchina?»

«Non farci troppo caso: un paio di giorni e ti considereranno uno di noi – fa una pausa – Accidempolina, io mi metto a parlare di progetti, macchine ed altro e mi scordo invece una cosa molto importante»

Fa segno di aspettare ed esce dalla stanza per tornare un minuto dopo.

«Il mio regalo di benvenuto, Astro – dice porgendogli un fagotto – Così ora sei davvero uno di noi»

Astro apre il fagotto e dentro vi è una tuta della sua misura.

«Uau! – esclama Astro – Non me l’aspettavo – la indossa in fretta e furia – Come sta?»

Alba si inchina e la sistema.

«È perfetta» dice.

Astro abbraccia Alba.

«Devo farla vedere agli altri» dice.

«Corri, allora»

Astro corre fuori.

A notte inoltrata Astro torna nel veicolo a forma di parallelepipedo; raggiunge una stanza con diversi monitor ed un pannello comandi; preme alcuni pulsanti ed un monitor si accende. Non si vede chi c’è dall’altro lato ma si possono notare un paio di occhi rossi.

«Astro a rapporto» dice Astro facendo il saluto militare.

Non possiamo sentire la risposta. L’unica voce che udiamo è quella di Astro.

«Sì, è il nome che mi hanno dato. Sono entrato a far parte di loro praticamente subito e… non lo so: mi sento felice»

«Esattamente come con Sara, gli adulti sono diffidenti. Alba dice che bisognerà attendere un paio di giorni. Per il resto…»

Astro riferisce tutto quello che ha visto, sentito ed imparato.

«No, questa parte ancora mi manca»

Si accende una luce rossa.

«Non si arrabbi – dice Astro visibilmente spaventato mettendo le mani avanti – Mi ci vuole del tempo per scoprire di cosa necessitino: non posso costruire cose a caso. Io e Sara stiamo raccogliendo i dati ma…»

Il monitor si spegne. Astro deglutisce preoccupato. Dopo un attimo una mano lo tocca sulla spalla. Astro caccia un urlo e fa un salto.

«Bip!» dice Sara.

«Oh, Sara, sei tu. Mi hai fatto paura» dice Astro portandosi una mano all’altezza del cuore.

«Bip?»

«Stavo parlando con tu sai chi e temo si sia arrabbiato»

Gli occhi di Sara esprimono preoccupazione.

«Bip?»

«Si è accesa una luce rossa e si è spento il monitor»

«Bip!» dice Sara facendo il gesto di chi fa un sospiro di sollievo.

«Dici che non si è arrabbiato?»

«Bip! Bip! Bip!»

«Sono tre le luci rosse che si devono accendere, quindi. È una bella notizia. Ora sono più tranquillo» dice Astro sorridendo.

«Bip!»

«Sì, è il caso di andare»

Non appena fuori incontrano Alba.

«Oh, ciao Alba» dice Astro.

«Bip!» dice Sara.

«Ciao – risponde Alba – Non dovreste essere a dormire? In particolare tu, Astro?»

«Io non ho bisogno di dormire» risponde Astro.

«Questo lo dici tu – dice Alba prendendo il braccio il bimbo-robot – Anche Sara si riposa e dovresti farlo anche tu. Inoltre il tuo cervello positronico si avvantaggia con il sonno ed i sogni»

Astro aggrotta le sopracciglia.

«Come sai del mio…?» inizia a dire ma viene interrotto dalla ragazza che gli poggia un dito sulle labbra.

«Di questo parleremo domani, Astro» gli dice e, canticchiando a bassa voce, lo porta alla Nursey.

Lì Astro rimane stupito del fatto che sia stato approntato un nuovo letto e gli sia stato preparato un pigiama. Anche se Astro vorrebbe chiedere altre cose, Alba è irremovibile: lo cambia, lo coccola e lo mette a letto. Dopo avergli chiesto se voleva un bicchier d’acqua o qualcos’altro, si mette accanto a lui e canta una ninna-nanna, mentre lo liscia e lo culla. Incredibile a dirsi ma poco dopo Astro sbadiglia e, lentamente, chiude gli occhi. Poco dopo dorme. Sara sorride, gli si mette accanto e si disattiva.

«Buonanotte a tutte e due» sussurra Alba prima di uscire.


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