Essere una TecnoRaider

Il primo sogno

Un bosco, di notte. Dei tizi incappucciati avanzano fiaccole alla mano. Giungono in uno spiazzo. Vi è una pira di legno con sopra sdraiata una leonessa. Non appena la circondano lei apre un occhio verde, mentre l’altro occhio, passato da tre ciccatrici, rimane chiuso. Fa per alzarsi ma è incatenata; tuttavia si nota che è umanoide. Una di quelle persone abbassa il cappuccio, rivelando una testa da leone. Prende una pergamena e legge.

«Lea. Siete stata condannata per il vostro tradimento e la vostra colpa…» inizia a dire.

«Piantala! – l’interrompe Lea – Sappiamo tutti quello che c’è scritto. A mia discolpa posso solo dire di non essere la stata la prima ad infrangere il Patto dei Leoni di Giada»

«Sei semi-sterile» dice il leone.

«Lo ammetto: posso avere bambini solo una volta ogni 10 anni. Non è mia la colpa e non ne sento il peso. Ma se non l’avesse scoperto, ora non saremo qui a fare questa farsa»

«Hai solo una possibilità di salvarti, Lea. Dicci dove hai nascosto il bambino»

«È al sicuro. Al sicuro dalle tue grinfie. Al sicuro dai Leoni di Giada e da tutti quelli che vogliono fargli male. Ho perso l’occhio per salvarlo e non lo venderò a voi!»

«Ti stai condannando da sola»

«Ascoltami bene – parola incomprensibile – Tu devi solo ringraziare che io sia qui incantenata, altrimenti ti avrei già sbranato ed avrei banchettato con le tue carni e bevuto il tuo sangue!» il tono di Lea diviene sempre più alto e ruggente.

«Sia come tu hai deciso! Procedete!»

Mettono tutti le torce nella pira che prende fuoco. Lea si sdraia ed aspetta che le fiamme l’avvolgano.

***

Lea si sveglia di soprassalto nel suo letto, nel quartier generale delle TecnoRaider, sulla Terra. Il suo occhio destro è passato sì da tre ciccatrici ma lei lo apre rivelando un’iride color argento. Sentendosi ancora bruciare, balza giù dal letto e corre a farsi una doccia gelata!

«Cribbio!» esclama.

***

Il giorno dopo Lea è al bar; ha la testa appoggiata ad una mano e tiene il broncio. Indossa la sua tenuta da Prima Addestratrice: un vestito blu dalla gonna corta privo di maniche.

«Per tirarti su di morale» le dice Jen, una ragazza dai capelli rossi, sua partner.

Lei indossa la divisa standard da tecnoraider: maglia e pantaloni attillati completamente rossi.

Lea volge gli occhi e si illumina in volto.

«L’oro nero!» esclama.

«Ciccolata!» sospira Jen.

«Cioccolata» ripete Lea prendendo la tazza ed infilandoci il muso.

«Allora – dice la ragazza sedendosi di fronte alla leonessa – Hai passato una brutta notte?»

«Incubi – si lecca i baffi – Sempre lo stesso per la precisione. Ogni volta un po’ più orrendo del precedente»

«Racconta»

Lea racconta il sogno.

«Ed ogni volta io ero ridotta sempre peggio. Ora, io non voglio dire, ma qualsiasi cosa significhi, non ha senso. Esisteva un gruppo chiamato Leoni di Giada, ma si è sciolto quando ero una cuccioletta. E poi non ha senso: non siamo così barbari»

«Stiamo parlando degli stessi che ti hanno violentata in cento perché eri semi-sterile?»

«Ancora con questa storia? No! Hanno cercato di guarirmi!»

Jen la guarda scettica.

«Poi – prosegue Lea – visto che non ci sono riusciti, si sono giustamente arrabbiati. Anche io lo avrei fatto»

«E ti hanno torturata ed abbandonata su un pianeta distante anni luce, in pieno deserto. Se non ti avessimo trovata…»

«Ok. Lo ammetto: il mio Master è stato molto cattivo con me. Ma se lui era un – parola incomprensibile – non significa che dobbiamo esserlo tutti, ti pare?»

Jen decide di cambiare argomento:

«Censuri sempre le parolacce con parole in altra lingua?» dice divertita.

«Sempre! È il vantaggio di essere un interprete» caccia di nuovo il muso nella tazza.

«Ciao! – esclama una ragazzina tra i tredici ed i quattordici anni, con gli occhi azzurri ed i capelli rosa, incrociando le braccia sul petto – Posso unirmi a voi?»

Indossa una divisa attillata nera e verde.

«Accomodati Flora» le dice Jen mentre Lea le fa segno di avvicinarsi mentre finisce di leccare la tazza.

«Dunque – dice Flora guardando il menù – io prendo un doppio cappuccino, tre spremute di arancia, mezzo chilo di biscotti ed un cornetto gigante»

«Hai fame!» commenta Jen.

«La mattina sempre!» risponde lei.

«Allora – interviene Lea – Come ti senti? Sei pronta per l’allenamento delle unità operative?»

«Sì! Sono eccitatissima! Non vedevo l’ora! Non credevo che… è un’opportunità incredibile! – saltella sulla sedia – Ah! Quasi dimenticavo: abbiamo scelto il nome del gruppo – pausa d’effetto – I Leoni di Giada! – pausa – Perché quelle facce? Ho detto qualcosa che non va?»


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