La Soglia

L’incontro

Nella stanza identica a quella del Signore, un gruppo di tre ragazzi si è fermato a controllarla, separandosi dal resto, prima del terremoto.

«Lo sapevo! – dice Martina, la ragazza del gruppo, calcando meglio sulla testa il cappello della Roma – La guida si è sbagliata. Guardate qua, dietro la teca dei lavori: ci sono disegni e giocattoli. Questa sembra più una stanza per bambini…»

«Le due stanze non sono identiche – interviene Giovanni, il più cicciotto dei tre, mentre si sistema gli occhiali e mostra il suo smartphone agli altri – Vedete: la finestra di questa stanza è ampia ed a guglia, quella della stanza precedente, erano tante, quadrate, piccole, quasi feritoie…»

«Non solo – aggiunge Federico, il più atletico ed aitante dei tre, mentre osserva l’apertura sulla parete – questo è più un passaggio segreto che una porta della servitù. Anche l’altra stanza sembra che la porta sia del periodo…»

Scossa di terremoto.

«Che succede?» chiedono i tre.

Secondo scossa.

«Andiamocene!» dice Martina.

I tre procedono velocemente ma le scosse si fanno sempre più forti.

«Lì sotto!» ordina Martina indicando il tavolo.

I tre ragazzi vi trovano rifugio mentre le scosse si fanno sempre più forti. Urlano, temendo che da un momento all’altro crolli tutto il castello. Rimangono rannicchiati anche quando è tornato il silenzio e si decidono ad uscire solo quando sentono strani versi provenire dall’esterno. Raggiungono una finestra e lo vedono…

«Un drago! Un drago vero! – dice Martina estasiata – ‘spetta che gli faccio una foto!»

«Non fare sciocchezze! – dicono i suoi due amici, tirandola indietro – Quello ci vede»

«Ma no che non ci vede! Non vedete che sono abbagliati dalla luce? E poi siamo lontani» ribatte Martina.

Si affaccia per fotografare. Dopo un momento nota la creatura somigliante ad una bambina con la testa di gatto che aiuta 10 bambini a salire sulla groppa del drago.

«Ehi! – sussurra Martina – Ma quei bambini…»

«Sono passati 600 anni» fa notare Federico.

Martina rimane pensosa. Vede la creatura tornare sulla testa del drago e grattarlo dietro un orecchio. Il drago apre un occhio smeraldino e lo punta verso i ragazzi! I tre si appiattiscono dietro la parete!

«Che facciamo?» chiede Giovanni.

«Via di qui!» suggerisce Martina.

E di comune accordo si allontanano.

«Dobbiamo chiamare aiuto!» dice Giovanni.

«Chiamiamo la polizia» propone Federico.

«Non crederanno mai al drago» fa notare Giovanni.

«Ma no, idota! Gli diciamo del terremoto e che siamo intrappolati. Quando giungeranno vedranno il drago e…» sta dicendo Giovanni.

«Scusate – interrompe Martina – Non c’è campo qui»

«Ah!» è la risposta comune di entrambi.

Stanno ancora chiedendosi che fare quando un rumore attira la loro attenzione. Tre creature rettiloidi hanno fatto il loro ingresso. Una è grande quanto un bambino di 11-12 anni, possente, con una coda simile a quella di un coccodrillo ed ampie fauci. Indossa un’armatura e ha in mano una scimitarra.

“Aiuto!” pensa Giovanni.

Una è grande quanto un bambino di 3-4 anni, piccolo ed agile, senza vestiti, due grandi occhi ed un musino tondo. Ha un codino che non sta mai fermo.

“Che carino!” pensa Martina.

Una è grande quanto un bambino di 6-7 anni, con indosso una veste ed in mano un bastone intarsiato terminante con un artiglio che regge una sfera.

“Ma che vogliono questi!” pensa Federico.

La creatura più piccola si avvicina loro.

«Ki reer» dice.

«Eh!» fanno tutti e tre.

«Rerr Krill!»

«Io non…» dice Martina.

«Trrrr!»

«Ma lascia perdere questi nani pulciosi» dice Federico

È un istante e la creatura armata ha sbattuto a terra Federico come fosse un fuscello e gli ha puntato la scimitarra alla gola.

«No! Fermo!» dicono gli altri due.

«Trrrr!» ripete il rettiloide più piccolo.

Il terzo rettiloide solleva il bastone che si illumina, lo sbatte a terra e diverse scariche avvolgono i ragazzi.

«Riesci a capirmi, adesso?» chiede il rettiloide più piccolo.

«Sì, adesso sì» rispondono loro stupiti.

«Bene. Per prima cosa Krak è molto suscettibile e non gli piace essere chiamato “nano pulcioso”. Sta aspettando le tue scuse»

«Scusa, scusa, scusa» si affretta a dire Federico.

Krak lo lascia.

«Bene, seguitemi: il padrone vuole conversare con voi»

Scortandoli, i tre rettiloidi conducono i tre ragazzi, attraverso passaggi di cui ignoravano l’esistenza, ad una balconata, all’altezza della testa del drago.

«Benvenuti – dice il drago – In che anno siamo?»

«2016» risponde Martina un po’ perplessa.

«2016 – ripete il drago – Più di 600 anni. Esistono ancora i cavalli?»

«Sì, certo che esistono. C’è un maneggio fuori città»

«Un maneggio fuori città – ripete il drago – Non usate più i cavalli per spostarvi?»

«No… beh, molto cose sono cambiate»

«Immagino. Sarà interessante avere di nuovo un mondo da scoprire – volge il suo sguardo verso Federico – Cos’è quella cosa che ti sbuca dalla tasca?»

«Il mio smartphone?»

«smartfon?»

«Sì, una cosa troppo tecnologica per un… – Martina gli dà una gomitata – Per uno che è stato assente per 600 anni»

«Tecnologica? – interviene la creaturina con la testa simile a quella di un gatto – Adoro la tecnologia. Me lo presteresti?»

«No!»

«Per favore!» dice mettendo le mani sotto il musetto e facendo gli occhioni.

“Che carina” pensa Martina.

«Non ho intenzione di trovarmelo pieno di schifosi peli di una sottospecie di gatto lurido e pulcioso!»

Segue un silenzio feroce.

«Oh mamma!» mormora Martina mettendosi le mani sugli occhi.

«Aiuto!» mormora Giovanni nascondendosi dietro Martina.

«Per tua norma e regola, brutto zoticone – dice la creaturina – Io non sono un gatto, ma un Coboldo! Un Vero Coboldo!»

«Non iniziamo a confondere – interviene un rettiloide – Noi siamo i Veri Coboldi. Tu sei un Coboldo Felino!»

«Sei tu che sei un Coboldo Rettile!»

Ed inizia a battibeccare su chi siano i Veri Coboldi, scatenando le risate dei bambini e lasciando perplessi i ragazzi, fin quando il drago non li richiama all’ordine con un leggero brontolio.

«Mio maleducato ospite – dice il drago – spero non sia stata davvero tua intenzione offendere»

Martina molla un calcio a Federico prima che apra bocca.

«Certo che non voleva offendere!»

«Allora riproviamo – dice la Cobolda saltando sul muso del drago – Se ti prometto di restituirtelo nelle stesse condizioni in cui me lo dai, me lo presteresti?»

«Ti ho detto di no! – risponde Federico spingendo via Martina che cerca di zittirlo – Non presto le mie cose ad un mostriciattolo sporco e puzzolente pieno di pulci, zecche, pidocchi…»

Il drago muove appena un orecchio ed 8 Coboldi Rettile saltano addosso a Federico sbattendolo a terra, immobilizzandolo e zittendolo.

«Fossi in te, terrei a freno la lingua, umano, il drago non ha pazienza infinita» dice uno dei Coboldi prima di strappargli lo smartphone di mano e passarlo alla Cobolda Felina.

«Avete anche voi questi cosi tecnologici? – chiede la Cobolda agli altri due – Posso averli?»

«Sì, sì» dice Giovanni terrorizzato.

«Ecco…» prova a dire Martina.

«Per favore» dice la Cobolda facendo di nuovo gli occhioni.

«Promettimi di restituirmelo nelle stesse condizioni in cui te lo do»

«Promesso!» dice contentissima allungando una manina.

«Accompagnate i nostri ospiti alle loro stanze – dice il drago mentre la Cobolda sale di nuovo sulla sua testa – Continuerò a parlare con loro più tardi. Voi altri datevi una mossa: voglio che questo posto risplenda come un tempo!»

Tutti si muvono. I 3 Coboldi che avevano incontrato per primo, scortano i 3 ragazzi lungo i corridoi.

«Devi smetterla con questa tua mania di insultare chiunque non ti piaccia – dice Martina a Federico – o finirai per farci ammazzare!»

«Senti chi parla: quella che voleva fare la foto al drago!»

«Una foto appunto! Non insultarlo per farmi staccare la testa con un morso!»

«Ma non ho insultato lui!»

«Ma sei un TestaAPera, Fed!»


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