La Soglia

Proviamo ad uscire

Le due cobolde si presentano con i nomi di Mik e Nik e sono due Gemelle ScaglieMorbide. Martina vorrebbe chiedere cosa significa ma, temendo di far brutta figura, rimane in silenzio. Mik e Nik sono perfettamente identiche: le loro scaglie sono color fior di pesco, hanno occhi color cobalto e sono alte quanto un bambino di 6-7 anni. L’unica cosa che le differenzia è la voglia a forma di fulmine che ha Mik mentre Nik la possiede a forma cuore. E Nik sembra anche fare una buona impressione a Giovanni che, anziché sbiancare come suo solito, sembra incuriosito da quella piccola cobolda che cerca di metterlo a suo agio. Martina rimane sbalordita.

«Il Padrone ha mandato proprio noi – spiega Mik a Martina – per cercare di far capire a Giovanni che non ha nulla da temere. D’altronde le ScaglieMorbide servono proprio a questo: sembrare coccolose ed innocue al fine di far sentire chiunque a proprio agio» sorride.

«Quindi voi dovreste essere dei pupazzi morbidosi? A me sembrate delle lucertole rachitiche, spinose, brutte e…» interviene Federico.

«Federico!» strilla Martina

«Mi avevano detto che eri maleducato forte – dice Mik – Ma non credevo fino a questo punto. Che ti ho fatto?»

«Uh? Niente!»

«Allora perché ci insulti?»

«Perché siete delle lucertole»

«Ma a te piacerebbe che ogni volta che apriamo bocca, ti riempiamo di insulti?»

«Io sono un uomo» dice Federico gonfiando il petto.

«Vedi di piantarla – interviene Martina – Anche loro hanno dei diritti e non vedo perché devi sempre comportarti in questo modo»

«Lascia perdere – dice Mik – Ora sappiamo che è come alcuni ospiti che ricevevamo. Ma se vuoi un consiglio, cuciti la bocca: il drago non ha la nostra pazienza» sorride.

Federico la guarda storto e si allontana di qualche passo.

«Che dicevo prima che sua Signoria Maleducata, Zotica e Cafona mi interrompesse? Ah sì! Io, Nik e Trik siamo a vostra completa disposizione per qualsiasi necessità possiate avere»

In un angolo Giovanni e Nik continuano a parlare. Martina sorride vedendo che il suo amico ha ripreso colore e sembra non temere le Cobolde ScaglieMorbide.

Più tardi Isa viene a chiamarli e li accompagna in una stanza appositamente preparata per poter mangiare.

«Purtroppo la sala da pranzo è ancora un disastro: l’hanno usata come magazzino, stalla e non so che altro per secoli e ci vorrà un po’ per sistemarla. Spero comprendiate»

«Sì, sì – dice Martina – Non ti devi scusare»

Giovanni fa un cenno col capo. Federico si è chiuso in assoluto mutismo.

La sala si trova davanti ad una grande finestra e vi è un tavolo apparecchiato per loro ed un altro per i bambini.

Lì vi è anche la Cobolda Felina il cui pelo ora è di un bianco sfolgorante e vaporoso. Martina avrebbe voglia di strappazzarla di coccole, ma si trattiene. Federico vorrebbe prenderla a calci. Giovanni sembra che la veda per la prima volta.

«Rieccovi i vostri Smartfon – dice – è stato molto istruttivo. A proposito: io mi chiamo Kira»

«Noi siamo Martina, Giovanni e Federico»

«Perfetto! A proposito: il drago è molto lusingato per il ritratto ma chiede se puoi rifarlo ora che si è reso presentabile»

«Non c’è nessun problema»

Poco dopo che si sono tutti accomodati, arriva il drago o, per meglio dire, la sua testa si affaccia dalla finestra. I 3 ragazzi rimangono a bocca aperta: il drago è color azzurro cielo, le sue scaglie sono lucide e sgargianti, i suoi occhi smeraldini sembrano due gemme incastonate nel cielo. Mentre Giovanni si nasconde dietro Martina, lei scatta un mucchio di foto al drago, che sembra molto lusingato, mentre Federico bofonchia qualcosa di non intellegibile.

Durante il pranzo il drago viene a conoscenza del funzionamento dei maneggi, di come sono fatti i dintorni del castello, di come funziona un po’ la vita moderna. I ragazzi invece scoprono che il drago era il Signore del castello e che i bambini sono stati da lui adottati:

«Ho trovato dieci piccoli fagottini semi-morti in una fossa; mi hanno fatto tenerezza e, con l’aiuto di Kira e dei Coboldi, li ho allevati – spiega il drago – Kira ha avuto l’idea delle capre per poterli allattare ed io li ho cresciuti come principi e principesse, almeno fino al fatidico giorno. A volte sono un po’ rude, a volte loro sono un po’ discoli, ma ci vogliamo bene»

«Sì, Papà-Drago è un grande! – intervengono i bambini – Ogni volta che qualcuno se la prendeva con noi, lui ci difendeva; ci ha fatto un sacco di regali e… beh, è un buon papà. Zia Cobolda – indicano Kira – è simpaticissima e ci insegna un mucchio di cose. È fissata col fatto che deve provvedere ai bisogni di Papà-Drago, ma è coccolonissima. Sa anche un mucchio di storie della buonanotte»

«Sì, sì, faccio da vice-mamma» dice Kira.

«Però la mamma ce l’abbiamo, eh?» dicono i bambini.

«E chi sarebbe?» chiede Martina

«Sshh! Segreto!» dicono i bimbi con faccina dispettosa.

«Sì, dei dettagli possiamo anche discutere dopo» dice il drago.

«Però possiamo dirgli del Cattivo Conte, vero?» interviene uno dei bambini.

«Cattivo Conte?»

«Sì, un Conte che ci maltrattava» dice una bambina.

«Li ha resi schiavi» interviene Kira.

«Non è del tutto vero, Kira, ma sì, diciamo che ci sono stati dei problemi; ma di questo parleremo tra un momento. Prima vi confermo che i bambini sono proprio loro: sono 600 anni che aspettiamo di poter tornare»

Intanto Isa porta il dolce: un mucchio di piatti che tiene con mani, braccia, testa e coda.

«Ecco! Piccola specialità che sono riuscita a preparare: la chiamiamo Montagna Dolce» consegna i piatti a tutti.

Una piccola montagnola di pastasfoglia si presenta agli occhi dei tre ragazzi che rimangono un attimino perplessi.

«È buonissima – dice Isa – è fatto con mandorle e noci, con una piccola ricetta segreta che rende il dolce…»

«Un orrore vomitevole! – dice Federico – Se il resto era passabile, questo fa schifo forte. Ed oltretutto me lo hai passato con la coda! Son convinto che hai anche cucinato con quella»

«Ehm… sono una CodaPrensile» dice Isa come per giustificarsi.

«E poi ti lamenti che non ti devo chiamare guastatrice. Non capisco come facciate a mangiarla»

«È buono…» prova a dire Giovanni.

«Bleargh! Riprenditi questo orrore, schifosa rettile lurida»

«Io sono pulitissima! – dice Isa visibilmente offesa – A te piace?» chiede a Martina.

«Sì – risponde lei che aveva finito di mangiarlo – Se non lo vuole Federico, farei volentieri un bis»

«Lo dici solo per calmare gli animi» dice di rimando Federico.

Martina lo guarda storto. Isa prende il piatto e lo dà a Martina. Fa la linguaccia a Federico e torna dai bambini che l’abbracciano.

«Tu sei bravissima, pulitissima e fai tante cose buone» dicono.

«Ehm…» prova a dire Martina guardando il drago che li sta fissando.

«Quando hanno finito, riaccompagnate i nostri ospiti in camera» dice il drago in tono gelido.

«Ti prego di scusare Federico lui… io…»

«Riprenderemo la nostra conversazione più tardi. Non ho voglia di trattenermi con un maleducato» ritira la testa.

Una volta in camera, Martina si avvicina a Federico.

«Non osare mai più aprire la bocca! – ordina prerentoria e visibilmente arrabbiata – Hai fatto arrabbiare il drago! Ti rendi conto? Qui hanno tutti gli occhi puntati su di noi e tu cosa fai? Insulti! Non voglio farmi ammazzare per causa tua! Quindi smettila!»

Federico prova ad aprire la bocca.

«Zitto! – poi gli sussurra – Se vogliamo uscire di qui abbiamo bisogno che i coboldi non ci stiano sempre addosso, ma il tuo comportamento non aiuta»

Federico guarda Martina, sembra voler dir qualcosa, ma poi sorride ed abbassando la testa si mette in un angolino.

«Ho l’impressione che gli piaci di più quando fai la voce grossa» commenta Giovanni.

Martina sospira.

«Non sono neanche riuscita a scusarmi con Isa» aggiunge.

«Riferirò io ad Isa – dice Trik – Sono convinto che ne sarà così lieta che ti preparerà qualche altra specialità»

Martina accenna un sorriso.

A pomeriggio inoltrato, Martina prova a chiedere di essere lasciata sola ed i tre coboldi si allontanano. Circa 15 minuti dopo Martina attua il suo piano di fuga. Con l’aiuto di Federico sposta una parte della parete e si infilano in uno stretto cunicolo. Grazie alla memoria fotografica di Giovanni, i tre percorrono i vari passaggi segreti e nascosti, fin a giungere al camminamento.

«C’è qualcosa che non quadra – dice Martina mentre lo percorrono – I “grandi” non si sono ancora fatti vedere e ci sono troppi pochi coboldi di guardia. Saranno migliaia, se non milioni, e non ne abbiamo incontrato ancora nessun…»

«Ssst! – l’interrompe Giovanni – Ce ne sono due»

I tre ragazzi si abbassano per non farsi vedere. Raggiungono il corpo di guardia, aspettandosi di trovare vari coboldi, ma è straordinariamente deserto. I dubbi dei ragazzi vengono fugati dal fatto che trovano ancora del materiale da lavoro: probabilmente il corpo di guardia non è ancora pronto.

Infine raggiungono l’uscita.

«Via!» dicono insieme ed iniziano a correre.

L’attraversano… e si trovano di nuovo dentro il castello!

«Ma che…?» dicono.

Ci riprovano e di nuovo sono dentro.

«Federico, potresti provare ad uscire mentre noi ti osserviamo?» chiede Martina.

Lo vedono uscire e nello stesso istante rientrare come se si fosse voltato in tempo zero. Sta ancora chiedendosi cosa sia successo, quando squilla il telefono.

«Mamma. Grazie al Cielo. Senti… eh? Ma che c’entra? No, guarda, quello era un Cosplay… sì, il personaggio si vestiva così. Ho anche vinto… Ma no che non mi vesto così tutti i giorni! Ma ti pare!…»

Squilla il telefono di Giovanni.

«Mamma! Senti… sì… no… posso parlar…» si mette in paziente attesa che la mamma finisca…

Squilla il telefono di Federico.

«Papà! Sì, sono ancora al castello! Come che ci faccio? Non hai sentito del terremoto? Ecco, appunto. Perché non è ancora intervenuto… Come sarebbe a dire “non gliene importa niente a nessuno”?»


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