Miniracconto

Oggi è il giorno in cui arriveranno i nuovi per affrontare la prova che li porterà al loro stadio successivo di crescita: entreranno a pieno titolo nella nostra società, potendo finalmente parlare; affronteranno il Vortice che aprirò per loro e voleranno al suo interno fino alla fine. Insieme ce la faranno, come molti altri prima di loro. È buffo pensare che io sono l’unica ad aver fallito, eppure ora non solo posseggo la parola, ma ho anche un ruolo tanto importante: far sì che i nostri cuccioli affrontino e superino tale prova. C’è da dire che all’epoca ero l’unica ad aver capito… Bando ai pensieri: loro saranno qui a minuti. Mi avvicino allo specchio. Testa, muso, criniera, zoccoli, manto, ali… sembra tutto a posto. Sono praticamente lucida e splendente: il mio manto e la mia criniera sono candidi e riflettono la luce del sole in un fantastico turbinio di colori; Lancer ha fatto un buon lavoro, come sempre. Lancer è sempre stato vicino a me, da quando ho iniziato questo piacevole lavoro… ed anche prima… Oh, ma perché arrossisco sempre quando penso a lui ed a quanto è stata importante la sua presenza per me. Mi guardo di nuovo allo specchio: Lancer dice sempre che il mio sguardo è al contempo dolce e deciso e che i miei occhi verdi sono come due stelle. Arrossisco di nuovo. Uffa!

« Silvia! » Lancer mi chiama.

« Sono qui » rispondo uscendo.

Mi atterra davanti. Il suo manto è di un bianco candido e come il mio riflette allo stesso modo la luce, la sua criniera color arcobaleno gli scende armoniosa sul collo e le ali, di un bianco più opaco, danno l’impressione di essere molto morbide. Ho fatto un buon lavoro. Questa mattina, quando ci preparavamo all’arrivo dei nuovi cuccioli, ci siamo dati una sistemata a vicenda; io ho pensato a lui e lui ha pensato a me. Abbiamo fatto un buon lavoro. Mi specchio nei suoi occhi color del cielo pieni di gioia e vitalità. Lo vedo arrossire. Lo fa sempre quando arrossisco anch’io.

« Stanno arrivando » mi dice con un sorriso gioioso.

« È tutto a posto, vero? Non abbiamo dimenticato niente? I loro alloggi, i Luoghi di Ritrovo, lo Spiazzo d’Atterraggio… » gli chiedo parlando in frettissima.

« Sempre nervosa quando stanno arrivando – mi interrompe lui ridendo – È tutto a posto e tu sei bellissima »

Ricambio con un sorriso il complimento mentre arrossisco. Lui arrossisce insieme a me.

« Anche tu sei splendido » gli dico.

Lo vedo socchiudere gli occhi felice. La sua gioia mi rilassa.

« Andiamo ad accoglierli » dico.

Li aspettiamo allo Spiazzo d’Atterraggio. Arrivano una manciata di secondi dopo. Sono una decina, come al solito. Anche loro tirati a lucido; sono dei più disparati colori; i loro sguardi hanno un misto di apprensione, curiosità e determinazione; lo stesso sguardo che avevano tutti gli altri che sono arrivati qui, lo stesso sguardo che aveva Lancer quando è arrivato, lo stesso sguardo che avevo io quando sono arrivata. Mi commuovo sempre vedendo quello sguardo. I puledri hanno ancora tutti il morso che impedisce di parlare; è quello di cui si libereranno alla fine della prova. Atterrano ed accennano un saluto.

« Benvenuti – dico sorridendo loro – Come già sapete, siete qui per affrontare la prova del Vortice. Il Vortice è un luogo che a vedersi può far paura, pieno com’è di gorghi, scariche elettriche e vento impetuoso, ma alla fine di quel tunnel c’è una luce candida e chiara. Raggiunta quella, sarete finalmente liberi dal morso e potrete parlare. Per superare il Vortice esiste un solo sistema: che vi aiutiate l’un l’altro. L’amicizia che vi legherà vi permetterà di superare il Vortice come fosse una passeggiata sotto una debole pioggia. Non vi preoccupate se non ci riuscite la prima volta: potete riprovare quante volte volete. Ma vi assicuro che se vi fiderete l’uno dell’altro, non ci sarà alcun bisogno di riprovare: riuscirete al primo tentativo. Ho pensato di lasciarvi una settimana per ambientarvi, conoscervi, allenarvi e stringere salda amicizia. Se avete bisogno di più tempo non esitate a chiederlo. Non abbiate remora a chiederci qualsiasi cosa: siamo qui per voi »

Uno dei puledri colpisce con lo zoccolo per terra per attirare l’attenzione. Lo guardo. Lui cerca di farsi capire a gesti. Non è facile, ma sono abituata a quel linguaggio.

« Mi stai chiedendo per quanto tempo rimane aperto il Vortice? » chiedo.

Lui annuisce felice.

« Per tutto il tempo che vi serve – rispondo – Se per qualche motivo pensate di non farcela, tornate pure indietro: non succede nulla di male »

Rimangono un attimo in silenzio, poi un altro chiede parola.

« È vero che tu hai incontrato il nostro dio? » mi chiede a gesti.

« Sì » rispondo semplicemente.

« Com’era? » chiede un altro.

« Assomiglia a noi, ma il suo aspetto è bello e terribile allo stesso tempo »

« Ci racconti come è andata? » chiede un altro ancora.

Anche gli altri annuiscono, per indicare che anche a loro interessa.

« D’accordo – rispondo io con un sorriso – Ma mettetevi comodi: sarà un po’ lungo »

I puledri si accucciano, mentre io inizio a raccontare…


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