Progetto Umano!

Capitolo 9: Attacco!

Una sera Lulù, Daryl e Doroty hanno avuto accesso alla “stanza buona” e si stanno gustando i cartoni animati sul mega schermo mentre Lulù mangia pop-corn e patatine. Improvvisamente Doroty afferra Lulù e Daryl e si gettano sotto il divano. Nello stesso istante un colpo passa la finestra e colpisce in pieno la TV.

«Che succede?» chiede Lulù spaventata.

«Ci attaccano!» risponde Doroty.

Il rumore della porta di ingresso che viene sfondata e quello delle finestre che vengono infrante, indicano che altre persone sono entrate in casa. Altri colpi alla finestra. Doroty colpisce il divano scaraventandolo fuori addosso alle persone che sparavano.

«Via di qui!» dice trascinando via Lulù.

Subito fuori incontrano un altro tizio armato col cappuccio a celarne il volto. Doroty gli spezza l’arma come fosse un biscotto e lo colpisce spendendolo addosso agli altri che arrivavano.

«Daryl! Porta via Lulù! – ordina – Yaaaa!» si scaglia contro gli intrusi.

Daryl trascina via un’ancora stordita Lulù. Raggiungono una stanza col telefono. Daryl prova ad usarlo: è muto.

«Siamo soli» commenta gettandolo via e trascinando Lulù verso la camera.

«Ma che vogliono?» chiede la bambina.

«Farci del male» risponde il robottino rompendo la sedia per ricavarne un’arma.

Un uomo armato entra; Daryl lo disarma e cerca di colpirlo ma l’uomo afferra il bastone ma il robottino lo spinge fuori dalla stanza.

«Scappa Lulù! – dice Daryl mentre lottano – Nasconditi!»

«Ma tu…?»

«Sono un robot! Io posso essere riparato! Tu no!»

Inizia a prendere a pugni la persona.

Lulù corre e nello stesso istante le viene in mente Nanny. Corre da lei.

«Qualcuno la fermi! Aiuto!» sente gridare mentre vede la sua orsetta che scaraventa per ogni dove cose e persone.

«Nanny!» esclama entrando ma non trova nessuno.

Fa per andarsene quando sbuca un’altra persona armata che le punta l’arma addosso… e nello stesso istante riceve una sonora padellata in testa! Stramazza al suolo.

«Lascia stare Lulù!» dice Nanny.

«Nanny!» dice la bimba contenta di rivederla.

«Scappiamo!» dice Nanny spingendo Lulù nel corridoio.

Non fanno che pochi metri che un rumore la costringe a voltarsi.

«Muori!» ringhia l’uomo furioso rialzandosi.

Spara! Nanny si mette in mezzo.

«No!» strilla la bambina quando lei viene colpita in pieno!

Nanny esplode! Si spacca in due parti, spargendo circuiti da tutte le parti! Lulù è pietrificata dallo stupore: Nanny è un robot!

L’uomo fa di nuovo per sparare ma Doroty gli arriva addosso come una furia: gli spezza l’arma, lo afferra e lo scaglia letteralmente fuori dalla finestra. Ma di tutto questo Lulù non si accorge: è ancora troppo stupita. Nanny, la vice-mamma Nanny, colei che è sempre stata con lei, che le voleva bene come fosse sua figlia, non era altro che un robot, come Daryl. Non riesce a capacitarsi.

«Lulù» la chiama Nanny risvegliandola dal suo stupore.

È un attimo e la bimba è già corsa da lei. Le afferra una mano.

«Non ti preoccupare – dice – adesso sistemiamo tutto. Ti ripariamo e…»

Nanny scuote la testa interrompendola.

«Il sistema è danneggiato gravemente – le dice – L’energia si sta esaurendo. Senza di essa la mia parte chimico-organica si corromperà in maniera definitiva. Anche se mi riparassero, non sarei più io»

«No! Non dire così! Avevi detto che saresti stata sempre con me! Non puoi lasciarmi!» grosse lacrime cadono dal volto di Lulù.

«Lulù… io…»

«Non lasciarmi – stringe la mano di Nanny mentre chiude gli occhi e piange – mamma…»

Doroty le poggia una mano sulla spalla.

«Posso salvarla» le sussurra ad un orecchio.

Quelle parole hanno un effetto immediato: le lacrime cessano di cadere e la bimba si volta a guardare la sua orsetta come se le avesse appena detto che avrebbe fatto un miracolo.

«Sul… serio?» chiede.

«Lasciami lavorare… subito»

A malavoglia ma immediatamente la bambina si stacca da Nanny per far posto alla sua orsetta. E mentre lei inizia a lavorare intorno a Nanny, Daryl prende per mano Lulù, le mette una mano sulla spalla e la costringe a voltarsi.

«Non sarà un bello spettacolo: vieni via» le dice il più dolcemente possibile.

Senza opporre resistenza, la bambina si fa portare da Daryl nell’unica stanza rimasta intatta durante l’attacco: quella di mamma e papà. La mette seduta su una sedia. Lulù guarda il suo robottino a lungo, prima di parlare.

«Perché ci hanno attaccato?» chiede.

«Io… temo sia un po’ colpa mia – confessa Daryl – Quando avevi gl’incubi ho fatto delle ricerche. Ma il tuo passato era stato nascosto. Ho violato diversi sistemi per poterci accedere e questo deve aver attirato attenzioni indesiderate. Quindi se i cattivi ci hanno attaccato è anche colpa mi… ahio!» esclama ricevendo un sonoro schiaffone.

«Questo è perché hai detto una stupidaggine!» dice Lulù seria.

Daryl si porta una mano alla guancia stupito.

«Ho bisogno del tuo aiuto, Daryl – continua Lulù – non che dici stupidaggini come quella che hai appena detto! E se mi dici altre idiozie, ti prendo a schiaffi fino a domani, ecco! – poi lo abbraccia – Non è colpa tua. Tu l’hai fatto per aiutarmi. Non hai chiamato tu i cattivi. E quelli avrebbero comunque trovato un altro modo per trovarci e farci del male. Quindi tu non c’entri niente e smettila di accusarti!»

Daryl ricambia l’abbraccio della bimba più stupito che mai di sentire un discorso tanto maturo.

«Hai ragione – dice poi sorridendo – Ho detto una stupidaggine»

Rimangono abbracciati quasi un minuto poi Lulù si stacca e si risiede.

«Perché ci hanno attaccato?» chiede di nuovo.

Daryl ci pensa su: è evidente che Lulù si aspetta una risposta ma lui non sa…

«Oh, cavolo! – esclama improvvisamente – I cattivi! Quelli del tuo incubo… il ricordo… insomma sono gli stessi!»

«Già! – dice Lulù convinta – Ombre senza volto che mi picchiavano, buttavano giù dalle scale e tutto il resto. Non hanno motivi per farlo ma si divertono a farlo. Ora capisci perché ho bisogno del tuo aiuto?»

Daryl annuisce. In quel momento entra Doroty portando uno scrigno grande quanto la testa di Lulù.

«È salva! – esclama sorridendo – È qui dentro, ma è salva»

«Ci sente?» chiede Lulù.

Doroty annuisce.

«Ci posso parlare?»

«Servirebbero delle casse acustiche»

A quelle parole la bimba schizza fuori dalla stanza. Si sente: CRASH! BOOM! Ed un attimo dopo rientra con due casse acustiche in mano.

«Queste vanno bene?» chiede.

«Perfette – risponde Doroty – Dammi un minuto»

Mentre Doroty lavora, Lulù sfrega le mani e le passa sul volto nervosissima.

«Fatto!» esclama Doroty mostrando lo scrigno sul tavolo con attaccate le casse acustiche.

La bimba si avvicina.

«Nanny – dice con voce rotta dall’emozione – Sei… sei davvero tu?»

«Sì, piccola Lulù – risponde la voce di Nanny dalle casse – Anche se non ho più il corpo, il Nucleo è salvaguardato e quindi sono ancora io»

«Dimmi qualcosa per dimostrarmi che sei davvero tu»

«Quella sera laggiù nella valle – inizia a cantare Nanny – con le stelle che stanno a guardar, il cowboy col suo bianco cavallo, presso il fiume si ferma a sognar. Forse l’ultimo sogno d’amore, forse l’ultimo sogno sarà. Con quel sogno rinchiuso nel cuore, il cowboy verso il West se ne va»

Lulù ne riconosce l’intonazione, il modo di cantarla, quell’armonia che usciva ogni sera dalle sue labbra per farla dormire… un’armonia che solo la sua Nanny era in grado di fare. Grossi lacrimoni sgorgano dagli occhi di Lulù mentre sorride. Non appena Nanny finisce di cantare, Lulù si getta tra le braccia di Doroty.

«Grazie per averla salvata!» esclama e poi inizia a piangere scaricando tutta la tensione che aveva accumulato.

Quando si calma abbraccia anche Daryl.

«Grazie di avermi regalato Doroty» dice stringendolo forte.

Daryl l’accarezza, asciugandole il volto ancora bagnato dalle lacrime.

«Adesso dovremmo pensare a ricostruire il corpo di Nanny» propone la bambina.

«No, Lulù – risponde Nanny – Anche se Doroty ha cacciato i cattivi, non è detto che loro non ci riproveranno. E forse aspetteranno proprio che si vada al laboratorio per le riparazioni»

«Aspettandoci al varco, giusto – commenta la bambina pensierosa – Anche rimanere qui avrebbe poco senso. L’unica è trovare mamma e papà: loro risolveranno il problema»

«Non sappiamo dove si trovano» le fa notare Daryl.

«Io sì – risponde Lulù – mamma e papà mi lasciano sempre detto la prima tappa dei loro viaggi e mi hanno detto che, se non li trovo, ci sarà l’indizio per la seconda tappa. E così via. Questo affinché io possa raggiungerli, se ci fossero gravi problemi che Nanny non può superare. E questo mi sembra proprio uno di quei problemi. Faremo i “pollicino” seguendo le “molliche” di mamma e papà, fino a trovarli»

«Ci potrebbero volere giorni» le fa notare Daryl.

«Sono una Lupetta, ricordi? So cosa significa dormire fuori. Prepariamoci: partiamo appena fa luce»

Interludio

«Branco di imbecilli! – urla l’uomo all’apparecchio – Vi avevo detto di agire con discrezione!»

«Non sapevamo che quella orsetta robot avesse un tale sistema di difesa» si giustifica uno degli aggressori.

«Non me ne faccio nulla delle vostre scuse; dovevate risolvere un possibile problema ed avete combinato un casino che non finisce più! Statemi a sentire: forse potete ancora rimediare al pasticcio. Vi fornirò i luoghi dove Lulù cercherà i suoi genitori. Aspettateli al varco. E non fate altri errori; già ha scoperto che Nanny è un robot; non voglio scopra altre cose»


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