Una Fiaba

Una Fiaba

Un mago ha trasformato una principessa in un cigno.

Il mago le disse: «… le catene magiche che ti legano a questo lago ti permetteranno di muoverti in esso ma non di uscirne. E’ inutile che cerchi aiuto: benché tu possa parlare il linguaggio umano, solo i cigni ed io possiamo sentirti. Quando avrai cambiato idea ti basterà chiamarmi» poi scomparve.

Lei disperata per aver perso la sua libertà e la sua umanità, piangeva amare lacrime.

Passò il tempo ed una notte sentì una voce maschile che le diceva: «Perché piangi, bella fanciulla?»; si voltò e vide un cigno maschio che la guardava sorridendo; «Chi sei tu?» disse lei; «Un cigno, come te» rispose e lei divenne triste. «Perché sei triste, fanciulla?»

«Lascia perdere, non puoi capire»

«Magari se mi spieghi posso capirlo»

«Lasciami sola» e si allontanò. Lui le girò attorno e gli disse: «Sfogarsi fa bene»

«Ti ho detto di lasciarmi in pace!»

«Capisco benissimo cosa si prova ad essere metamorfosati»

«Cosa?! Ma tu… – Fece con fare stupito – Spiegati meglio»

«Tu mi racconti cosa ti è successo ed io ti racconto cosa mi è successo, va bene?» fece lui sorridendo.

Lei raccontò la sua storia e più andava avanti più piangeva; alla fine della storia il cigno l’avvolse tra le ali mormorando: «Piangi fanciulla, sfogarsi fa bene». Quando lei ebbe finito di piangere si asciugò le lacrime e disse: «E tu?»

«Anch’io una volta ero un essere umano, fui trasformato in cigno da un mago che poi morì senza più ridarmi l’aspetto umano. Sono passati molti anni da allora ed io mi sono abituato alla mia forma di cigno»

«Ma io non voglio rimanere cigno per sempre, voglio tornare un essere umano!» rispose arrabbiata.

La notte successiva, mentre stava piangendo sentì nuovamente la voce di quel cigno: «Un fiore per un tuo sorriso». Lei si voltò e vide lui con in bocca un fiore con tanto di radici. «Dove l’hai trovato?» chiese. Lui si avvicinò alla riva e lì piantò il fiore, poi voltandosi: «Poco lontano da qui. Vedi è bello come sei bella tu, quando sboccerà sarà ancora più bello».

Così tutte le notti lui veniva a trovarla, portandole dei doni, cantando e cercando di farla divertire, riuscendo alla fine a strappargli l’ambito sorriso.

Passato un po’ di tempo, mentre stavano insieme lui le chiese: «Sei felice?»

«No» rispose lei in tono amaro

«Ti manca la libertà?»

«Anche»

«E allora cos’altro?»

«Io voglio tornare un essere umano»

Lui sgranò gli occhi e poi si allontanò.

«Che c’è?» chiese lei. Lui si voltò con una faccia molto seria e disse: «Ci ho pensato e so come farti tornare umana, ma è pericoloso e potremmo morire. Sei disposta a rischiare?»

«Sì»

«Allora ascolta…»

Poco dopo il cigno maschio non c’era più e lei chiamò il mago che comparve e si avvicinò al lago dicendo: «Hai cambiato idea finalment…». Prima che lui finisse la frase lei lo afferrò per il vestito e lo buttò in acqua. L’acqua era profonda ed il mago affondò mentre lei cercava di tenerlo sott’acqua, quando improvvisamente un’esplosione d’acqua la costrinse ad allontanarsi ed il mago a galla urlò: «Maledetta! Come ti permett…». Prima che finisse il cigno maschio gli volò addosso colpendolo in pieno stomaco e qualcosa uscì dalla sua bocca. Il mago afferrò il cigno e lo scaraventò sulla riva, poi urlò: «Ora ti faccio vedere io!» puntò la mano ma non successe niente. «Ma che cosa…?»

«Ti ho fregato» fece il cigno maschio.

«Tu?!»

Il cigno aveva in bocca la pietra luminescente che aveva sputato il mago e la ingoiò, immediatamente i suoi occhi s’illuminarono e sparò due raggi contro il mago dicendo: «Ti è sempre piaciuto trasformare, ma adesso tocca a me, ti trasformo nel pesce più piccolo che c’è, ma non ti voglio in questo lago, te ne devi andare, sparisci, trovati un altro mare». Appena ebbe finito di pronunciare queste parole il mago scomparve. Poi lui sparò dei raggi sul lago dicendo: «Spezzo le catene magiche che ti legano a questo lago, ora puoi uscire» e lei uscì dall’acqua; infine lui sparò dei raggi su di lei dicendo: «Ti spezzo l’incantesimo che ti è stato lanciato, ritorni essere umano come hai sempre desiderato» finito di pronunciare queste parole, al posto del cigno femmina vi era una principessa. Felicissima di aver ritrovato la sua libertà e la sua umanità, lei disse: «Sono di nuovo me stessa», in quel momento vide il cigno tossire e sputare la pietra lucente. «Così confusa tra la ghiaia nessuno potrà più trovare ed utilizzare la Pietra della Magia» disse lui.

«Sono così felice, non so come ringraziarti» disse la principessa; poi vide il cigno piangere.

«Perché piangi? Perché non hai usato la pietra della magia per ridarti l’aspetto umano?»

«Perché ti ho mentito, fanciulla. Anni or sono ero il più potente mago dell’intero continente e costruì io la Pietra della Magia convogliandovi tutto il mio potere. Chiunque avesse ingoiato quella pietra ed avesse avuto le conoscenze o la volontà avrebbe potuto utilizzarla. Ma forse peccai d’orgoglio e gli dei mi punirono: distrussero la mia torre e mi trasformarono in cigno per sempre: neppure la più potente delle magie potrà ridarmi aspetto umano. Non solo: utilizzare la Pietra della Magia per me può essere fatale.»

«Ma allora…»

«Io ho rischiato la vita per te, fanciulla. Ti ho ridato la tua felicità a discapito della mia. Io ti amo, fanciulla, qualcosa in te mi ha colpito. Ma l’amore tra un cigno ed un essere umano è impossibile. Addio, fanciulla, cerca di dimenticarmi» detto questo volò via.

«Aspetta…» ma il cigno era già lontano.

Passò del tempo ed un giorno mentre lei era sulla riva del lago vide il cigno arrivare, triste si avvicinò al fiore che aveva piantato e piangendo mormorò: «Fanciulla». Lei si sentì battere forte il cuore in petto. «Si può amare un cigno?» pensò. Quando il cigno se n’andò lei era ancora lì. «Cos’altro posso fare?». La pietra confusa tra la ghiaia iniziò a brillare.

Passò del tempo ed il cigno ritornò al lago, era sempre triste; sentì improvvisamente la voce della fanciulla dire: «Un fiore per un tuo sorriso» si voltò e vide la fanciulla in forma di cigno con un fiore con tanto di radici in bocca.

«Ma… ma come…» disse lui.

Lei piantò il fiore vicino all’altro e poi disse: «L’ho fatto per te»

«Ma quello che più desideravi non era tornare un essere umano?»

«Posso diventarlo. Ti ricordi la pietra della magia? Avevi affermato che bastava la volontà per utilizzarla. E così io ho fatto: ho ingoiato la pietra, se voglio tornare un essere umano mi basta desiderarlo»

«Ma perché?»

«Perché io amo un cigno, amo te»

Ed i loro colli s’intrecciarono.

Fine

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