Progetto Umano!

Capitolo 3: una gita in montagna

Lulù, Daryl, Principe e Celeste sono tutt’insieme al giardino. Lulù e Celeste indossano un abitino con la gonna lunga fino a metà coscia e le maniche corte. Lulù lo ha verde e blu, Celeste lo ha celeste. Daryl e Principe indossando entrambi una maglia a maniche corte e dei pantaloncini. Principe ha la maglia gialla ed i pantaloncini rossi, Daryl è “monocolore” blu cielo. Tutti e quattro hanno delle scarpette marroni con dei calzettini bianchi. Stanno giocando con le giostre del giardino (scivoli, altalene, eccetera) quando squilla un telefono.

«Vado io – dice Celeste correndo alla cabina telefonica poco distante – Pronto? Qui Celeste! – esclama – Sì, sì, è qui: te la passo. Lulù! È Floralin!»

«Eccomi!» dice Lulù correndo alla cabina telefonica.

«Chi è Floralin?» chiede Daryl.

«Un’amica di Lulù – risponde Principe – Lei e sua madre hanno una baita in montagna e si sentono spesso in questo periodo. Il più delle volte poi…»

«Sì! – strilla Lulù interrompendo i discorsi mentre riattacca – Si va in montagna! – corre tutta eccitata da Daryl – Vedrai, ti piacerà: c’è la neve con cui giocare, faremo delle escursioni e, se tutto va bene, vedremo pure il Guardiano della Montagna. Vieni – lo prende per mano e lo trascina via – Avvertite voi Nanny!» strilla ai due amici mentre si allontana.

«Contaci! E divertitevi!» rispondono Celeste e Principe.

Mentre escono dal parco, Daryl sente una breve musichetta suonare e gli pare di vedere un breve lampo passare per gli occhi di Lulù.

Lulù trascina Daryl fino ad un vecchio negozio senza insegna. Entra e chiama:

«Signor Bianchi! Montagna!»

«Sacche Bianche!» risponde una voce da un’altra stanza.

Lulù trascina Daryl in una stanzetta accanto, dove vi sono diverse sacche colorate. La bambina ne prende due bianche in bella vista e trascina Daryl fuori.

«Corri! Corri! Che la macchina non aspetta!» esclama.

Arrivano fino ad una piazzetta dove li sta aspettando una strana macchina dai vetri neri. Quando apre la portiera, Daryl nota che non vi è alcun posto per il guidatore ed i vetri sono completamente opachi anche all’interno. In compenso il sedile sembra un divano a due posti. Lulù spinge dentro Daryl, sale anche lei e chiude la portiera. Una piccola luce illumina l’abitacolo soffusamente.

«Ok! Adesso ti spiego – dice Lulù dopo aver preso respiro – Questa macchina ci porterà tra poco dove c’è la neve, quindi ci sarà un mucchio di freddo anche se qui fa caldo. In queste due sacche, preparate dal gentile Signor Bianchi, c’è tutto quello che ci serve. Adesso ci cambiamo»

Daryl prova a chiedere qualche altra spiegazione ma Lulù non lo ascolta. Si spoglia e spoglia Daryl, poi vuota le sacche ed inizia a rivestire lei e Daryl: calzettoni, calzamaglia, altro paio di calzetti, pantaloni lunghi attillati pesanti, maglia-carne a maniche lunghe, maglia e maglione. Tutti blu per Daryl e tutti rossi per lei. Poi aggiunge un paio di pantaloni imbottiti ed un giaccone imbottito, nonché due stivali da neve. Coloro rosso e bianco per Daryl, giallo e bianco per Lulù. Completa il tutto con sciarpa, guanti e chiudendo bene il cappuccio. Infine prende degli occhiali da sole.

«Questi ci servono per evitare di rimanere accecati dalla luce»

Apre lo sportello ed un vento gelido li investe. Trascina Daryl fuori, affondando parzialmente nella neve, e richiude lo sportello.

«Visto che bello?» dice ammirando in paesaggio.

Daryl è stupefatto: il paesaggio innevato si espande a perdita d’occhio, mostrando colline e valli illuminate dal sole; vi è un leggero vento gelido e la temperatura è molto bassa. Una leggera salita è davanti a loro. Come hanno fatto a raggiungere l’alta montagna in così poco tempo? Oltretutto non si è nemmeno accorto del movimento della macchina. Si volta: la macchina è sparita! Il suoi sistemi logici sono messi a dura prova dal fatto inspiegabile. A farlo riprendere è una palla di neve! Lulù si è armata di palle di neve.

«Sentito quanto è soffice? Forza: prova a battermi!» lo sfida.

Daryl accetta la sfida: entrambi si gettano dietro un promontorio elevato ed iniziano a lanciarsi contro le palle di neve. Lulù vince dieci ad otto. Poco dopo salgono per la salita e Lulù guida Daryl attraverso sentieri innevati che lei conosce, fino ad una baita.

«Dopo facciamo un pupazzo di neve» dice mentre apre la porta.

Un ingresso, con un’altra porta a separare dal resto della casa, li accoglie. Lulù chiude la porta, si scotolano la neve di dosso, si tolgono gli stivali, giacconi, guanti, sciarpe e pantaloni imbottiti, mettendo il tutto dentro un apposito armadio a muro.

«Brrr!» dice Lulù correndo all’altra porta.

Questa volta li accoglie un ambiente luminoso e riscaldato. Anche il pavimento è caldo. Un grosso camino riscalda la stanza ed un ampio divano è lì davanti; poco più in là vi è un grosso tavolo ed una cucina. Una grossa finestra è posta a sud per accogliere i raggi del sole ed un’altra più piccola è posizionata ad est. Vi sono due porte ed una porticina. Una donna dai lunghi capelli scuri è ai fornelli mentre una bimbetta poco più grande di Lulù corre loro incontro. È vestita come loro tranne per il colore che è tutto nero; anche i suoi occhi ed i suoi lunghissimi capelli sono neri come la notte. La carnagione è invece bianchissima.

«Ciao Lulù!» strilla abbracciando l’amica.

«Floralin! – ricambia l’abbraccio – Allora, presentazioni: Daryl, lei è la mia amica Floralin. Floralin, lui è Daryl, il mio robottino da compagnia»

«Robottino? – esclama Floralin mentre un piccolo ghigno si forma sul suo volto – Posso giocare a sfasciarlo?»

«Eh? Cosa? No! – strilla mettendosi tra i due non appena capisce le parole dell’amica – Che ti salta in mente?»

«Oh, dai: è un giocattolo»

«No, no: è un robottino da compagnia!»

«Appunto: uno ci gioca smontandolo, mettendoci la neve dentro, buttandolo nel camino…»

Lulù guarda inorridita Floralin; trascina lontano Daryl.

«Ho cambiato idea – gli dice – stai lontano da Floralin – poi si volta verso l’amica tutta arrabbiata – La devi smettere! Non si rompono i robottini, non si ruba la pelliccia ai lupetti od agli orsetti!»

«Perché?» le chiede Floralin perplessa.

«Perché non si fa! È sbagliato! Gli fai male! Cosa ne diresti se a te ti rompessero o ti levassero la pelle?»

«Ma io non sono loro»

«Oh, insomma: digli qualcosa» conclude Lulù rivolta chiaramente alla donna.

La madre di Floralin si volta portando un vassoio con una merenda calda. I suoi occhi sono due sfere nere e la carnagione è bianchissima come la figlia.

«Su, non litigate – dice mostrando un sorriso a trentadue denti, che a Daryl ricorda più un ghigno, mentre mette il vassoio sul tavolo – Venite a fare merenda»

Si mettono intorno al tavolo. Lulù si mette tra Floralin e Daryl.

«Ti proteggo io» gli sussurra all’orecchio mentre il robottino si siede.

Mentre mangiano la donna illustra loro l’escursione che faranno da lì a poco.

«…e se vi comportate bene, dovremmo raggiungere la Piana Fiorita in tempo per vedere la magia del Guardiano della Montagna» conclude.

Le due bambine applaudono felici.

«Però, ricordate – le ammonisce la donna – Dovete seguire attentamente le mie istruzioni: se il Guardiano della Montagna si arrabbia, stacca il naso a tutti!»

Le due bambine si proteggono il naso con le mani.

«Faremo le brave» promettono.

La donna guarda Daryl.

«Prometto anch’io» risponde all’implicita domanda.

Mezz’ora dopo sono fuori. Fanno una lunga escursione, fermandosi a fare foto ed a giocare con la neve. Molto più tardi, dopo una sosta presso una balconata naturale a far merenda e bere della tisana calda portata nei thermos, il gruppo giunge nei pressi della Piana Fiorita e si fermano vicino ad un promontorio gelato dove si può spiare senza essere visti. La donna si raccomanda di non fare il minimo rumore e di parlare con la voce più bassa possibile. La Piana Fiorita, nonostante il nome, è una piana di ghiaccio e neve. Tutti si accostano al promontorio e guardano il cielo. Poco dopo si scorge qualcosa avvicinarsi e dopo un altro po’ Daryl rimane a bocca aperta: il Guardiano della Montagna ha il corpo di un puma e testa ed ali d’aquila! Il Guardiano li sorvola, sfodera dei poderosi artigli ed atterra sulla piana artigliandosi al terreno. Si guarda intorno. Daryl nota che i suoi occhi sono color del cielo ed il suo becco è un incrocio tra un muso ed un becco. Il Guardiano annusa e per un attimo a Daryl sembra che sorrida. Solleva la testa ed inizia a cantare. Sembra il canto di un usignolo. Mentre canta il Guardiano cammina per la piana sfiorando il terreno con ali e coda. Cammina per tutta la piana, facendo in modo che ali e coda sfiorino ogni singolo millimetro di terreno. Termina la sua camminata presso un alto promontorio, dove si siede volgendo lo sguardo alla piana e continuando a cantare. Ed avviene: la piana si riempie di fiori! Daryl è stupefatto.

«È una magia bellissima» gli sussurra Lulù.

Daryl sorride ed annuisce. Il Guardiano spicca un balzo ed atterra sui fiori ma i loro steli nemmeno si piegano. Le ali del Guardiano fremono mentre lui cammina sui fiori e li sfiora col becco. Ed essi si aprono ed emanano un gradevole profumo. Gli occhi di Daryl e di Lulù sono lucidi dall’emozione.

«È così bello – commenta Lulù a bassa voce – Mi piacerebbe accarezzarlo»

«A me piacerebbe strappargli tutte le penne per farne un copricapo – commenta Floralin – levargli la pelliccia per farne un cappottino ed appendere la sua testa come trofeo dopo averlo…»

«La pianti?!» la rimprovera Lulù.

Ma il tono di voce è un po’ troppo alto: il Guardiano solleva la testa e si volge mentre nei suoi occhi passa un lampo d’ira. Lulù si tappa la bocca ma il danno è fatto: il Guardiano spicca un balzo ed artiglia il promontorio dove si trovano i quattro. Tutti si appiccicano contro il promontorio, nel tentativo si sfuggire al suo sguardo. Il Guardiano osserva ed annusa per ben tre minuti poi spicca il volo e si allontana. Solo quando è sparito dalla vista, tutti e quattro tirano un sospiro di sollievo.

«Ma che ti è saltato in mente di alzare la voce?!» la madre di Floralin rimprovera Lulù.

«Floralin mi ha fatto arrabbiare» si giustifica Lulù dispiaciuta.

«E tu ignorala!» dice la donna sollevando una mano come per darle uno scappellotto.

Lulù si ripara la testa con le mani ma lo scappellotto non arriva.

«Lasciamo perdere – dice la donna riabbassando la mano – andate pure a cogliere un fiore per uno. Uno solo, mi raccomando od il Guardiano si arrabbia»

Lulù, Floralin e Daryl vanno alla Piana Fiorita e cercano tra i fiori. Floralin ne sceglie uno bianco e blu, lo strappa e se lo mette tra i capelli.

«Come mi sta?»

«Bene – risponde Lulù – ma tra due giorni sarà appassito»

«Tanto stasera lo butto nel fuoco» risponde Floralin facendo spallucce.

«Sprecona! Dammi una mano Daryl: il mio lo voglio prendere con tutte le radici»

«Ancora provi a farlo attecchire da altre parti?»

«Sì!»

Ne sceglie uno bianco che profuma di rosa. Lei e Daryl scavano fino alla radice ed estraggono la zolla. Lulù stringe il fiore al peto come fosse la cosa più delicata del mondo. Daryl nota che Lulù sembra molto felice.

Si allontanano. Dopo una mezz’ora di cammino Lulù chiede di allontanarsi un attimo e, seguita da Daryl, si inoltra in alcuni sentieri tra le rocce. Sicura di non essere vista, Lulù passa dietro un masso e segue un sentiero fino ad Angolo Cespuglio. Qui Daryl rimane a bocca aperta: un grosso cespuglio pieno di fiori multicolori è lì presente e sono tutti fiori che vengono dalla Piana Fiorita.

«Ma… uau!» esclama.

«Bello, vero? – dice Lulù – e crescono che è una bellezza, alla facciaccia di Floralin. Dammi una mano: aggiungiamo questo»

Con mano esperta lei e Daryl aggiungono il fiorellino alla base del cespuglio. Finita l’operazione, la bimba da un bacio delicato sui petali.

«Cresci bene» gli sussurra.

Il fiore risponde mandando il suo gradevole profumo.

«Una tua opinione» chiede a Daryl dopo essersi allontanata di qualche passo.

«Hai fatto anche tu una bella magia – commenta Daryl – e penso piaccia anche al Guardiano» indica le sue orme fresche.

«Lo so. Od almeno lo spero. Voglio che capisca che con me non c’è niente da temere. Magari potrebbe essere mio amico, un giorno»

«Chissà» commenta Daryl.

«E dire che è tutto iniziato per far dispetto a Floralin»

«Come dispetto?»

«Sì, lei dice che i fiori non possono sopravvivere, io le volevo dimostrare il contrario ma poi… quando ho visto i fiori crescere e divenir cespuglio ho cambiato idea: Floralin mi è simpatica ma è poco rispettosa di piante ed animali. Meno motivi gli do di far arrabbiare il Guardiano e meglio è: ci tengo al mio naso!»

Tornano da Floralin e la madre. Le due bambine si prendono un po’ in giro ma poi ricominciano a giocare, fare foto, provare l’eco, fin quando non ritornano a casa. Lì tutti e tre i bambini fanno un gigantesco pupazzo di neve. Dato che per tutto il tempo Floralin non ha mostrato interesse a far del male a Daryl, Lulù propone una grossa battaglia di neve. Ma quando Floralin mette un grosso ed appuntito pezzo di ghiaccio all’interno di una delle palle di neve destinate a Daryl, Lulù interrompe il gioco,

«Ti sei fatto male?» chiede tutta preoccupata a Daryl che è caduto per terra al seguito del terribile colpo.

«Sì, sì, sto bene, per fortuna» risponde il robottino rialzandosi.

«Guarda che strappo! Se non avessi avuto il cappottino imbottito, ti avrebbe distrutto la spalla! Ora mi sente!»

Questa volta la madre di Floralin rimprovera la figlia: gli toccherà riparare il cappotto di Daryl ed inoltre:

«Valle subito a chiedere scusa! Se avessi colpito lei, invece del robottino, ne avrei dovuto rispondere! E non farlo mai più!»

«Ma ci sono stata attenta…»

«Fila!»

E così Floralin è costretta a chiedere scusa non solo a Lulù ma anche a Daryl, cosa che le dà molto fastidio.

Mentre lei mette il broncio, Lulù mostra a Daryl le ultime tre stanze della baita: una è il bagno; una è la camera da letto, con ben 4 reti a formare un gigantesco lettone, un tavolino con un telefono, una piccola libreria piena di libri ed una grossa mappa della zona appesa alla parete. Dietro la porticina vi è invece una stanzetta dove vengono conservate coperte e cuscini in abbondanza. Dopo avergli mostrato tutto, torna da Floralin per farle passare il broncio.

A sera Lulù va in camera e si cambia, togliendo tutto e lasciando solo la calzamaglia e la maglia-carne rossi. Consegna un libro di fiabe a Daryl e corre nella stanzetta a prendere cuscini e coperte con i quali si forma un comodo angolo notte sul divano di fronte al camino acceso. Si accoccola sotto le coperte e chiede a Daryl di leggerle la storia della buonanotte. Daryl le legge due o tre fiabe e lei è già nel mondo dei sogni. Circa un’ora dopo Daryl nota che Floralin e sua madre si stanno preparando per partire.

«Dove andate?» sussurra per evitare di svegliare Lulù.

«Noi andiamo via – gli risponde la madre di Floralin – Lascia pure dormire Lulù»

«La lasciate qui sola?» chiede perplesso Daryl.

«Non ti preoccupare: lo facciamo sempre e Lulù sa esattamente quello che deve fare. Anzi: vieni a darmi una mano»

Poco convinto, Daryl scende dal divano e va ad aiutare. Quando esce insieme alla madre, Floralin si attarda.

«Adesso ti faccio dispetto per avermi fatto litigare con mamma» sussurra.

Con una secchiata d’acqua spegne il camino. Toglie delicatamente tutte le coperte e tutti i vestiti a Lulù, lasciandola nuda sul divano. Non contenta apre un poco la finestra per raffreddare la stanza e con una pezza bagnata, sempre delicatamente per non svegliarla, la bagna completamente. Quando la vede tremare come una foglia, soddisfatta, la lascia lì, chiude la finestra e si appresta ad uscire. Subito fuori incontra Daryl che sta tornando, gli dà uno spintone gettandolo in mezzo alla neve e gli fa la linguaccia. Poi corre dalla madre.

«Arrivederci Daryl – dice la donna – e salutaci Lulù»

«Contateci – risponde Daryl – ed arrivederci» poi ricambia la linguaccia.

Si rialza, le osserva allontanarsi e rientra. Fa un salto quando trova la stanza fredda e vede Lulù nel divano, nuda e bagnata, che trema e starnutisce davanti ad un camino spento. Corre a prendere un asciugamano, l’asciuga, recupera calzamaglia e maglia-carne e la riveste, recupera le coperte e la copre, riaccende il camino.

«Qui Doroty funzionerebbe meglio di me» sussurra quando vede che Lulù, pur avendo smesso di starnutire, continua a tremare come una foglia.

Si infila anche lui sotto le coperte mentre i suoi sistemi di riscaldamento aumentano la sua temperatura corporea affinché possa riscaldare la bambina. Cinque minuti dopo Lulù ha smesso di tremare. Daryl esce dalle coperte e si mette accanto a lei. Le accarezza la testa e, nel sonno, la bimba sorride. Daryl la veglia tutta la notte.

La mattina dopo, quando inizia ad albeggiare, la bambina si sveglia, si stiracchia e si stropiccia gli occhietti sbadigliando. Si guarda intorno e quando vede Daryl sorride.

«Buongiorno» dice.

«Buongiorno – risponde Daryl – Dormito bene?»

La bimba annuisce e si mette seduta.

«Senti – dice dopo un attimo – Tu mi sai dire come siamo arrivati qui?»

«Non ti ricordi che siamo nella baita di Floralin?» chiede Daryl stupito.

«Sì, sì, ma… eravamo nel parco, poi da Floralin. Come ci siamo arrivati?»

«Ti ricordi del Signor Bianchi?»

«Sì»

«E della strana macchina coi vetri scuri?»

Lulù scuote la testa.

«So che è difficile da credere – continua Daryl – ma siamo saliti su quella strana macchina senza guidatore, ci siamo cambiati ed eravamo qui»

«Impossibile! Siamo molto lontani da casa, nessuna macchina può qui giungere e non possono spostarsi senza autista. Inoltre io non prenderei mai una macchia coi vetri scuri che non conosco»

«Lo so. Anch’io non mi capacito ma è così»

«Ho capito: non lo sai nemmeno tu»

Si alza, fa qualche passo per casa e torna da Daryl.

«Floralin e sua madre sono andate via?» chiede.

«Sì. Non so perché ci hanno lasciato qua»

«E perché non avrebbero dovuto farlo?»

La risposta spiazza il robottino. Prima che possa controbattere, Lulù è già andata in camera e sta telefonando.

«Ciao Nanny! – esclama dopo un attimo – Sono alla baita di Floralin su in montagna… sì, sì. Abbiamo visto il Guardiano… sì, sono già andate via… No, questa volta c’è Daryl: il mio robottino da compagnia – marca l’ultima parola mentre sorride verso di lui – Sì, senti, mi verresti a prendere? Mi manchi. No, neanche lui sa come abbiamo fatto ad arrivarci. Ecco, io… Sul serio? Grazie! Ti aspetto, allora… con una tisana calda. Sì, certo, ciao! – riattacca e corre da Daryl – Nanny ci verrà a prendere stasera!» annuncia entusiasta.

«Mi fa piacere – risponde il robottino condividendo l’entusiasmo – Senti, riguardante Floralin…»

«Mi ha fatto dispetto, vero?»

Daryl le racconta.

«Sì è normale – risponde Lulù lasciando sempre più spiazzato il robottino – Io e Floralin qualche volta ci facciamo i dispetti: secchiate d’acqua, neve nei vestiti e, come questa volta, stanza gelata. Qualche volta viene il raffreddore»

«Non mi sembra una buona cosa»

«A Floralin piace – conclude la bimba lasciando Daryl nella più completa confusione – Adesso vado a vestirmi e poi andiamo a giocare, va bene?»

«Io direi prima di fare colazione»

«Giusto»

Per tutta la giornata giocano sulla neve: pupazzi di neve, slittini, battaglie di palle di neve e brevi escursioni. Dentro casa giocano con alcuni giochi da tavolo, leggono libri e Daryl riesce perfino a farla studiare grazie ad alcuni sussidiari.

A sera Lulù si è di nuovo messa con solo calzamaglia e maglia-carne e, avvolta in una coperta davanti al camino, sta aspettando l’arrivo di Nanny. Daryl giunge con un vassoio pieno di biscotti e bevande.

«Mi sa che dovremmo aspettarla ancora per un bel pezzo» le dice.

«Anche tutta la notte, se necessario – risponde la bimba risoluta mentre agguanta i biscotti – Voglio vederla arrivare. Dargli la tisana calda che le ho promesso. Si merita almeno questo, dopo tutto quello che fa per me»

Daryl sorride.

È ormai mezzanotte. Lulù passeggia avanti ed indietro davanti al camino. A parte ripetuti sbadigli, non dà altri segni di stanchezza. Si sentono alcuni rumori e, poco dopo, Nanny fa il suo ingresso. Anche lei indossa abiti molto simili a quelli loro, solo di colore verde acqua.

«Nanny! – strilla Lulù saltandole in braccio – Benvenuta!»

E tra un “ti voglio bene” ed un altro, la riempie di baci. Poi l’accompagna verso il divano dove anche Daryl la saluta.

«Ti porto subito la tisana» dice Lulù entusiasta.

Mentre lei prende la tisana, la bambina racconta tutto quello che hanno fatto, senza sosta. Alla fine ha il fiatone. Daryl, dal canto suo, le conta dei vari dispetti fatti da Floralin.

Alla fine dei racconti, Nanny prende in braccio la bambina.

«La mia piccola Lulù» le dice.

«La mia vice-mamma Nanny – le risponde Lulù abbracciandola – che viene sempre a prendermi, quando la chiamo. Non come mamma e papà»

«Come, scusa?» chiede Daryl.

«Li ho aspettati tantissimo e loro non si sono mai fatti vivi. Nanny arriva subito, o quasi» risponde Lulù.

«Sta parlando delle prime volte che ha fatto gite da sola fuori – interviene Nanny – Chiamava i suoi genitori e loro passavano la chiamata a me. Alla fine ha deciso di chiamare direttamente me. Ora, però, basta parlare: andiamo a letto» e prende per mano anche Daryl.

Dieci minuti dopo dormono tutti e tre sul gigantesco lettone.

Il giorno dopo si svegliano tardissimo. Lulù non ha alcuna intenzione di andar via subito: vuole prima mostrare a Nanny le foto ed i compiti che ha fatto con Daryl. È così che, passato mezzogiorno, i tre lasciano la baita per tornare verso casa. Prima di lasciare i luoghi, passano da Angolo Cespuglio dove Lulù constata che il suo fiore si è ben ambientato. Ed è felicissima. Pranzeranno camminando. Ore dopo giungono alla prima cabinovia che li porterà nei boschi più in basso. Durante il tragitto si levano i cappotti ed i pantaloni imbottiti e sostituiscono gli stivali da neve con scarponi da trekking. Camminano lungo i boschi, dove Daryl si rende conto che Lulù conosce molte cose. Oltrepassano il Passo dei Lupetti e deviano verso fondo valle. Raggiungono la seconda cabinovia sul far della sera che li porta a Pian Stellato, chiamato così per le numerose stelle che si possono ammirare. È ormai buio quando giungono nei pressi della strada e devono correre per prendere l’ultimo pullman. Giunti alla cittadina, Nanny li accompagna all’albergo, dove si tolgono i vestiti ormai fin troppo caldi. Reindossati quelli leggeri ed aggiunto un giacchetto, escono fuori per cenare. Dopo una passeggiata notturna, tornano in albergo per dormire. Il giorno dopo prendono il treno per tornare a casa. Qui Daryl nota che la bimba rimane tutto il tempo col visino attaccato al finestrino ad ammirare i paesaggi che scorrono, agitando di tanto in tanto le gambette quando vede qualcosa che l’emoziona.

Interludio

«Certo che Floralin è proprio antipatica» commenta Doroty dopo i racconti.

«Qualche cosa di positivo deve averla, visto che è amica di Lulù… ma non per noi robottini – fa una pausa mentre lavora – Ti attivo i sensori ottici»

«Vedo solo dei contorni»

«Ok, regolo»

«Ah! Adesso ti vedo! Ma quanto sei carino!»

«Grazie. Ti attivo tutti i sensori»

«Aiuto! Che confusione!»

«Aspetta, regolo i filtri»

«Ecco, meglio. Oh, interessante»

«Le espressioni facciali arriveranno domani ma intanto puoi muovere la testa e guardarti intorno»

«Ed il mio musetto?»

«È simpatico! E domani sarà perfetto! Intanto puoi aprire e chiudere la bocca, muovere la lingua e tutto il resto»

«Non finirò mai di ringraziarti»

«È il minimo che posso fare per un’amica»


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