Un’Amicizia Oltre i Confini

La gita fuori il castello

Cinque giorni dopo, alle prime luci dell’alba, Mud fa indossare alla principessa il suo nuovo abito: una tunica a maniche corte con dei legacci sul davanti per permettere una scollatura più o meno ampia; la gonna è molto corta ma sotto di essa ci sono due pantaloni lunghi e degli stivali che arrivano fino al polpaccio. I colori sono tenui, con il marrone ed il verde predominanti, mentre gli stivali sono neri. Tutto l’abito è attillato e calza su di lei come fosse una seconda pelle.

«È morbido e comodo» commenta la principessa.

«A regola d’arte» risponde Mud.

Seguendo il consiglio della sua amica, la principessa acconcia i suoi capelli in una semplice treccia e lascia il viso non truccato. Raggiungono poi il giardino dalla balconata e, seguendo un percorso stabilito, raggiungono il passaggio che porta entrambe fuori dal castello.

«Ci siamo – dice la principessa facendo un profondo respiro – devo dire o fare qualcosa di particolare?»

«Non dica mai di essere la principessa né parli del Re e della Regina come di suo padre e sua madre. Per il resto si comporti come al solito»

«Ma davvero è così facile?»

«Pure di più» sorride Mud.

Giungono alla città che il sole è sorto quindi si fermano a fare colazione. Subito dopo iniziano la loro visita. La città è variegata con case di legno e di pietra multi colorate. A seconda di dove passano le vie sono più larghe e lunghe o corte e strette. La gente che inizia ad affollare le strade rivolge loro un saluto, prontamente ricambiato. La principessa si lustra gli occhi di tutte le attività che vede, ascolta i rumori che sente ed assapora gli odori che annusa. Sembra una bimba che vede per la prima volta un mondo nuovo. Passano poi per il mercato ed anche lì Marin osserva interessata tutte le bancarelle. Ad un certo punto sente delle grida di gioia ed un gruppo di bimbetti la circonda.

«Benvenuta Signorina» dicono tutti improvvisando un girotondo intorno a lei.

Dapprima stupita, si fa in breve contagiare dall’allegria e sorride a quella truppa di bambini vestiti con magliette e pantaloncini corti ultrarattoppati, tanto da essere un patchwork di colori. Sono tutti a piedi nudi ma mentre gambe e piedi sono sporchi di terra, braccia, mani e viso sono pulitissimi. Sono di diverse età: il più grande di loro è più alto di una testa di Mud, tutti gli altri sono grandi quanto lei o più piccoli. Hanno tutti sorrisi gioiosi ed occhi sorridenti.

«Noi siamo i Coccodrilli – presenta il bimbo più grande alla fine del girotondo – il nostro motto è tutti per uno ed uno per tutti»

«Io mi chiamo Marin – si presenta la principessa portandosi una mano al petto – piacere di conoscervi»

«È la prima volta che viene qui?»

«Sì, in un certo senso sì»

«Ed allora, cerimonia di benvenuto!»

E subito tutti i bimbi le stringono le mani e l’abbracciano augurandole di trovarsi bene. Marin si abbassa alla loro altezza e ricambia tutti gli abbracci, ringraziando.

«E bravi i miei Coccodrilli» dice Mud spuntando da dietro.

«Mud!» strillano i bimbi correndo da lei.

«Non dovreste essere a scuola?»

«No, oggi no – risponde il bimbo più grande – La maestra non ci voleva: dice che i coccodrilli devono stare nel fiume e non a scuola»

«E voi ne avete approfittato»

«C’è Diana che pensa a noi»

«Ottimo! – esclama Mud sorridente – Voglio che le dimostriate che i coccodrilli ne sanno più di colei che vi ha cacciato»

«Certamente!» rispondono tutti.

«Ora però dimmi – riprende Mud tornando seria – siete sicuri di non star facendo qualcosa di sbagliato?»

«No, assolutamente no» risponde il bimbo più grande ma al sua voce è insicura.

Mud spicca un salto e gli molla uno scappellotto.

«Ridai la sacchetta alla Signorina!» dice in tono autoritario.

«Ahi! Era solo uno scherzo – si lamenta il bambino riconsegnando la sacchetta che aveva preso a Marin senza che lei se ne accorgesse – gliel’avrei ridata»

«Sì, vuota – dice Mud seria ed autoritaria – Cosa vi dicevo riguardante le false scorciatoie?»

«Che sembrano facili ma poi portano più problemi che altro» rispondo in coro.

«Ed ora ditemi – prosegue Mud – in che condizioni eravate prima che io venissi a mostrarvelo?»

«Nella cacca fin qui su» dice uno dei bimbi più piccoli mettendo una mano sopra la testa.

«Ed adesso?»

«Terra nei piedi»

«Quindi?»

«Hai ragione, Mud – dice il bimbo più grande – ma non si può pensare solo a sopravvivere. Ci sono libri, giocattoli, tante cose. Le tentazioni sono tante»

«È vero!» dicono gli altri bambini.

«E secondo voi, io cosa ci sto a fare?» dice Mud tirando fuori da dietro la schiena una cestino pieno di regali.

Tutti fanno un salto. Poi gli altri bambini guardano il loro “capo” il quale abbassa la testa.

«Sono uno scemo» dice.

«Fai penitenza» dice Mud indicando la Signorina.

Il bimbo si avvicina e si inchina davanti a Marin.

«Mi scuso per il mio comportamento – dice – se vuole può percuotermi»

«Non potrei mai – risponde Marin – hai capito di aver sbagliato e hai chiesto scusa: sei perdonato»

Il bimbo sorride, si rialza e torna dagli altri.

«Hai visto che è facile?» sorride Mud.

Poi distribuisce i regali a tutti. Sono tutti felicissimi: ognuno di loro ha ricevuto quello che voleva. Dopo aver ringraziato Mud, se ne vanno sparendo così come erano giunti.

«Sono dei bravi ragazzi – dice Mud a Marin – Ogni tanto li devi richiamare all’ordine ma gli affideresti la vita»

«Sul serio?»

«Sul serio! Ora andiamo: abbiamo ancora un sacco di cose da vedere»

Mud continua ad accompagnare la principessa per tutto il mercato, fino al banco di Sybrey.

«Mud!» esclama Sybrey allargando le braccia.

«Sybrey!» esclama Mud e corre ad abbracciarla.

«Allora, Sybrey – dice Mud dopo aver sciolto l’abbraccio – ti presento Marin. Marin, le presento la mia amica Sybrey»

«Piacere di conoscerti – dice Marin facendo prima un inchino e poi porgendo la mano – le amiche di Mud sono mie amiche»

«Il piacere è mio – risponde Sybrey ricambiando l’inchino e stringendo la mano – anche per me le amiche di Mud sono mie amiche»

«Ti va bene se veniamo a trovarti a casa più tardi? – chiede Mud a Sybrey – Così potrete conoscervi meglio»

«Va bene» risponde Sybrey.

Dopo che si sono comprate una caciottina per merenda, Mud e la principessa salutano Sybrey e si allontanano.

Terminato di visitare il mercato, le due passano davanti ad un teatrino di burattini, dove diversa gente fa capannello per assistere allo spettacolo.

«I burattini!» dice la principessa.

«Vuole fermarsi a vederli?»

«Perché no?»

«Allora si metta pure a guardarlo. Io vado a sistemare un paio di cose per il resto della gita. Ci vediamo tra qualche minuto»

La principessa prende posto ed osserva lo spettacolo.

Si sta divertendo da diversi minuti quando un tizio che puzza d’alcol lontano un miglio, le si avvicina. È un tizio grande e robusto, con la pancia gonfia e i capelli sfatti; indossa una giacca aperta, dei pantaloni lunghi e degli stivali tutti neri. Le si mette davanti.

«Ma che bella Signorina» biascica.

«Signore – risponde Marin ritraendosi per il terribile alito – la prego di scansarsi»

«Non faccia la scontrosa. Potremmo divertirci un po’ insieme» le afferra un polso.

«Mi lasci!» dice Marin autoritaria.

«Mi piacciono le tipette riottose» dice lui afferrandole l’altro polso ed avvicinandosi.

«Endor!»

La voce di Mud gela l’uomo sul posto. Marin lo vede letteralmente sbiancare.

«Cosa ti ha detto la Signorina?» continua Mud.

Endor lascia Marin come fosse un tizzone ardente. Si volta meccanicamente verso Mud.

«Cosa volevi fare?» dice lei.

«Io… vedere lo spettacolo dei burattini» mente spudoratamente.

«Ed allora guarda lo spettacolo dei burattini e non muoverti di un millimetro fin quando non è finito. Chiaro?»

«C… Chiarissimo!» risponde lui mettendosi sull’attenti ad osservare lo spettacolo.

Mud si avvicina a Marin e la prende per mano.

«Venga – le sussurra – Mi dispiace doverla interrompere ma se arrivassero i suoi amici, sarebbe più difficile tenerli a bada»

Marin annuisce e si allontanano.

«Ma chi era quell’ubriacone?» chiede la principessa quando ormai sono lontani.

«Ha detto bene: un ubriacone. Nonostante ci abbia provato molte volte, a lui ed ai suoi amici interessa solo ubriacarsi, fare casino e molestare le belle Signorine. Come le ho detto, non è tutto bello qui in città»

«Mi sembrava terrorizzato da te»

«Mmm… diciamo che mordo bene» conclude Mud sorridendo.

Le due continuano la loro visita, osservano i vari quartieri con le loro case di stile e foggia diverse, di legno e di pietra.

«Adesso andiamo a visitare il Quartiere dei Poveri» dice Mud ad un certo punto.

«Dei poveri?» chiede conferma la principessa.

«Sì – conferma Mud – è il quartiere dove vivono i Coccodrilli, i bambini che ha incontrato. È un quartiere molto carino e pittoresco. Spero che un giorno si decidano a cambiargli nome»

In breve raggiungono un quartiere con stradine strette e case di legno con tetti di paglia. Ma tutte le case hanno le pareti dipinte con affreschi rappresentanti paesaggi, animali anche fantastici e probabilmente frammenti di storia, anche se alla principessa non dicono molto. Le sembra che in qualcuna vi sia rappresentata Mud ma forse si sbaglia. La gente qui è tutta senza scarpe e con i vestiti tanto rattoppati da essere un patchwork di colori; sono tutti puliti e ben messi e tutti salutano con sorrisi e riverenze che Mud e la principessa prontamente ricambiano. In breve si è formato un capannello di persone intorno a loro. Mud stringe le mani a tutti ed accarezza i bambini; la principessa comprende che deve essere una specie di rituale di benvenuto o qualcosa di simile ed anche lei si industria a fare altrettanto. Così facendo si rende conto che lì c’è una cordialità che raramente vede al castello.

«Allora – dice ad un certo punto Mud – io e la Signorina stiamo visitando il vostro quartiere. Ci tengo da voi sapere: come vanno le cose qui? Ci sono stati problemi? Novità?»

«Nessun problema – risponde un uomo a nome degli altri – Abbiamo finalmente l’acqua corrente per lavarci, anche se a molte fanciulle piance ancora andare a fare il bagno nella fontana che tu hai costruito – a quelle parole la principessa sgrana gli occhi – Il pozzo continua a fornirci tutta l’acqua che ci serve ed i canali di irrigazione sono stati terminati. Per questo inverno i riscaldamenti dovrebbero essere pronti»

«Ottimo! – risponde Mud – Se vi servisse un qualche aiuto, sapete dove trovarmi. Ora scusatemi: dobbiamo visitare»

E così come si era formato, il capannello si scioglie.

La principessa, con tanto d’occhi, osserva ogni cosa: dai campi che vengono coltivati, agli animali portati al pascolo, vede la gente tessere e lavorare la creta, i bimbi giocare e le persone parlare. E più va avanti e più si convince che il nome “Quartiere dei Poveri” è poco appropriato: qui alla gente sembra mancare solo le scarpe ed i vestiti eleganti e per il resto non ha nulla da invidiare agli altri quartieri. Sta per fare la domanda a Mud, quando giungono ad una piazza. Lì vi è una larga fontana piena d’acqua con un’alta torre al centro da cui zampilla l’acqua, formando piccole cascate. Dentro la fontana vi è una donna nuda che fa il bagno, ignorando tutti quelli che la guardano e le fanno ritratti. La donna avrà poco più di venti anni, con la pelle rosata e liscia come la seta, corpo a clessidra, seni ampi, tondi alti e sodi così come i glutei. I capelli castani mossi le cadono morbidi sulle spalle, incorniciano un viso dai tratti delicati e giovanili. Mud sorride osservando la Signorina che è rimasta affascinata a guardarla, probabilmente ammirata ed un po’ gelosa da tanta bellezza. La donna si sciacqua sotto una delle cascate e poi esce. Subito qualcuno le passa un asciugamano. Lei si asciuga, si sistema i capelli e passa un unguento sul suo corpo per renderlo morbido e profumato. Solo a quel punto pensa a rivestirsi, sempre che di vestiti si possa parlare: indossa una mutandina (sempre che così si possa chiamare un indumento fatto per coprire solo la vulva) ed un mantello semitrasparente, con dei buchi per le braccia, con il quale finge di coprire la sua nudità. Il mantello si chiude sul davanti con una spilla ed arriva ben al di sopra di metà coscia. Durante il movimento per indossarlo, la principessa nota un marchio alla base del collo: un cerchio con due sbarre all’interno ed una specie di onda. Riconosce il marchio delle “Schiave del sesso”: donne che venivano costrette ad accoppiarsi con decine di persone, anzi diverse centinaia secondo alcuni testi, notte e giorno. Una pratica che lei ha sempre aborrito e che i suoi genitori hanno faticato ad eradicare. Non avrebbe mai pensato di incontrarne una… intanto lei ha finito di “rivestirsi” e, come fosse convenuto, i Coccodrilli fanno il loro ingresso nella piazza e corrono ad abbracciarla. Lei si abbassa e li accoglie tra le sue braccia; prende in braccio il più piccolo e li accompagna tutti fuori. La principessa è rimasta imbambolata.

«Diana è una brava persona – dice Mud riscuotendo la principessa – Secondo me, sarebbe pure una brava maestra, molto meglio di quella che c’è adesso. Ma, almeno per ora, non si può fare niente»

«È per via del marchio, vero?»

«Già. Impresso a fuoco. Impossibile da togliere»

«E quando la gente lo vede, pensa che lei… poveraccia»

«E dire che una volta era una Signorina come lei»

«Come, scusa?»

«Proprio come lei – ripete Mud – Quando aveva la sua età, dei briganti hanno assalito la sua casa, ucciso la servitù e violentato lei»

«E poi l’hanno venduta come schiava»

«Magari! Fu la sua famiglia a farlo»

«Come, la sua famiglia?»

«Sì. Quando la liberarono, visto che era stata deflorata, la ripudiarono e la vendettero come schiava del sesso»

«Ma che bastardi! Non deve essere stata una bella esperienza. Per fortura è stata liberata…»

«Dal generale Solders»

«No!»

«Purtroppo sì»

«Ha fatto quello che penso?»

«Lui ed il suo esercito se lo sono “fatta” più volte; credo per giorni, non lo so di preciso. Io l’ho trovata più morta che viva»

«Quel bastardo! Meriterebbe di… un momento, come “l’hai trovata”?»

«L’ho trovata: l’avevano gettata in un fosso. L’ho aiutata. Si è ripresa in breve, sia fisicamente che psicologicamente. È una ragazza solare, allegra e positiva, nonostante quello che ha passato. È stata lei a voler tornare qui. I primi tempi… beh, lei aveva solo il suo corpo ed il suo corpo ha usato»

«Che intendi?»

«Che posasse come modella o che facesse la danzatrice, alla fine andava sempre a letto con chi l’assumeva»

«Oh, ma insomma!»

«Alla fine è rimasta incinta»

«Davvero?»

«Il più piccolo dei Coccodrilli è suo figlio»

«Oh!»

«Ma è stato proprio allora che le cose sono andate per lei meglio. Come ho detto, ai Coccodrilli affideresti la vita e lei ha trovato bene stare: la gente la considera una persona invece che una “schiava del sesso”. Sì, il suo corpo attira molti sguardi, ma la gente è più interessata a lei che non al corpo di lei… non so se mi spiego»

«Perfettamente. Solo che mi chiedo: perché veste in quel modo anziché indossare vestiti veri?»

«Perché non lo chiede a lei?»

«No, Mud – arrosisce Marin – Io mi vergogno a fare una simile domanda. Soprattutto dopo quello che mi hai raccontato»

«Venga, Signorina» le dice Mud prendendola per mano.

Seguono alcune stradine e sbucano in una piccola piazzetta dove Diana sta tenendo lezione ai Coccodrilli. Non appena arrivano interrompono quello che stavano facendo e Diana allarga le braccia.

«Mud! – chiama – Vieni qua, mia piccola Angelo Custode»

Mud corre da lei e si abbracciano»

«Le presento la Signorina Marin» dice Mud subito dopo.

Diana si avvicina alla principessa la quale si inchina in segno di saluto.

«È un piacere conoscerla, Diana» dice.

«Il piacere è mio» risponde Diana ricambiando l’inchino.

«La Signorina vuole sapere come mai indossi quegli abiti» dice Mud.

«Non così, Mud!» arrossisce la principessa.

Diana sorride; i suoi occhi castani risplendono a quel sorriso.

«È l’uniforme ufficiale delle Milyan: per buona parte nutrice, un po’ bambinaie, un po’ dame da compagnia e molto concubine. L’abito è pensato per essere sempre pronte ad allattare i neonati ed accoppiarsi con i maschi che lo desiderano»

«Ma non c’è proprio speranza che possiate vivere una vita normale? – si accorge della gaffe ed arrossisce – No, scusa, non volevo essere offensiva»

«Nessuna offesa, non si preoccupi. Il mio marchio impresso a fuoco fa sì che siano in molti a pensare che io mi dedichi solo a quello ma non è così. Forse le prime volte, visto che non avevo altre risorse, ma ora le cose sono cambiate e vivo quelle che voi definita una vita normale: ho tempo per me stessa, aiuto la gente nei vari lavori, sto con i bambini. Ho scelto io di divenire Milyan per poter stare con i bambini ed in mezzo alla gente senza sospetti od idee strane date dal mio marchio. Le posso assicurare che essere una Milyan è un mestiere di tutto rispetto ed è una gioia poter di nuovo camminare a testa alta tra la gente. A dispetto di quanto le hanno fatto intendere, a molti piace avere una bella donna accanto e non pensano al sesso»

«Sì, però – dice Marin sempre più rossa in volto – come Milyan dovete andare in giro nuda…»

Diana ride e Marin, capito di aver fatto un’altra gaffe, vorrebbe sparire sottoterra.

«Questo è vero – dice Diana – quando sei in una casa od al castello. Ma lì sei in servizio 24 ore al giorno. Non è vero negli altri casi. Tuttavia, per quello che mi riguarda, questa “uniforme” mi permette di mantenere fede al mio voto, senza essere sconveniente»

La principessa vorrebbe chiedere che voto, ma si morde la lingua per non fare ulteriori pessime figure, ma evidentemente Diana la intuisce:

«Mud vi deve aver raccontato quello che mi è accaduto – le dice e Marin diviene sempre più rossa dalla vergogna – È stato un periodo particolare: inizialmente orrendo e poi, non so come, sopportabile. Volevo essere liberata ma non nel modo in cui è capitato. Se devo essere sincera, ho pregato che qualcuno mi aiutasse. Allora ero più nuda di adesso ed avrei voluto dei vestiti per coprirmi. Per rendere più forte la mia preghiera, feci voto di rinunciare ad essi. Ed il Cielo mi ha mandato Mud. È stata il mio Angelo Custode; mi ha aiutato, mi ha ridato speranza, mi è stata accanto in ogni momento, fin a darmi una nuova vita. Mud è speciale»

«Lo so» risponde Marin che non sa che altro dire.

Più tardi, terminata la visita al Quartiere dei Poveri, Marin è rimasta sbalordita.

«Senti Mud – le dice mentre camminano – io… pensavo fosse diverso. Mi avevano sempre detto che il “Quartiere dei Poveri” era un quartiere malfamato e pericoloso. Pensavo di trovarvi miseria ed ostilità, invece…»

«È normale – la interrompe Mud – fino a poco tempo fa era così. Prima vi erano molti criminali, gente come l’ubriacone che avete incontrato, disperati e depressi di ogni tipo. Ma c’era anche un sacco di gente che non aspettava altro che un’opportunità. Io gli diedi quell’opportunità e quella speranza a cui aggrapparsi. C’è voluto un lungo e faticoso anno ma ora questo è un buon posto dove vivere»

«Un anno solo?» chiede Marin stupefatta.

«Un lungo e faticoso anno – ribatte Mud – ma sì. Ci sono ancora un paio di cosine da sistemare ma a breve, spero, gli si possa cambiare nome»

«Ma sei sicura di non essere davvero un Angelo Custode?»

«Dai, Signorina, così mi fa arrossire» sorride Mud alla principessa che ricambia.

In breve hanno lasciato la città per raggiungere la collina e di lì la casa di Sybrey. Il nonno li sta aspettando sulla porta.

«Nonno» dice Mud facendo un inchino.

«Signore» dice Marin facendo a sua volta un inchino.

Il nonno ricambia l’inchino e fa segno di seguirlo.

«Tipo silenzioso» sussurra Marin a Mud.

Mud annuisce.

«Un gigante buono e silenzioso – aggiunge – a volte un po’ burbero ma è un nonno fantastico. Non so quale sia il suo nome: l’ho sempre chiamato nonno pure io»

Il nonno li porta in una stanza in cui Sybrey sta apparecchiando. Lei abbraccia sia Mud che Marin e le invita a tavola. Il pranzo è rustico ma la principessa lo trova molto saporito. Durante il pasto parlano tra di loro, conoscendosi un po’ meglio e subito dopo vanno a giocare: acchiapparella, nascondino, mosca cieca, palla a canestro. Mud e Sybrey faranno il bagno al torrente mentre Marin si limiterà a bagnarsi i piedi. Poi lei e Sybrey faranno delle composizioni floreali e coccoleranno Mud per diverso tempo. Infine inizieranno a solleticarla da tutte le parti. Inizialmente Mud lascia fare, sganasciandosi dalle risate, ma poi cerca di passare al contrattacco. Sybrey e Marin la immobilizzano e continuano a solleticarla. Dopo due o tre tentativi falliti, Mud riesce a liberarsi ed in breve domina su di loro, solleticandole per ogni dove.

«Basta! Basta! Mi arrendo!» ride Marin.

«Anch’io! Basta!» ride Sybrey.

«Sono invincibile nelle battaglie di solletico!» dice Mud facendo il segno di vittoria.

Rimarranno un po’ insieme prima di accomiatarsi.

«Sono stata felicissima di conoscerti, Sybrey – dice Marin stringendole prima le mani, poi le braccia e poi stringendola a sé in un dolce abbraccio – Spero di rivederti e ti auguro di stare sempre bene»

«Grazie Marin – dice Sybrey ricambiando l’abbraccio – anch’io sono stata felicissima di conoscerti e ti auguro ogni bene»

Poi Mud abbraccia Sybrey.

«Ti voglio bene» dice Sybrey.

«Io pure» risponde Mud.

Infine salutano il nonno che ricambia con un inchino. Si allontanano.

«Era la principessa, vero?» chiede il nonno.

«Sicuramente – risponde Sybrey – Non so perché volesse mantenere l’incognito ma tant’è. È una bravissima persona: ha ragione Mud»

«Lei ha sempre ragione»

Mud e la principessa discendono la collina, attraversano la città e giungono alla foresta che la circonda. Quando lasciano i sentieri larghi, Marin si guarda intorno curiosa come una bambina e Mud le spiega i vari alberi, sentieri, animali e fiori. Si fermano presso un grosso cespuglio fiorito a sentirne il profumo.

«Akiko – dice improvvisamente Mud – so che sei lì dentro. Vieni fuori»

Ma nessuno si muove.

«Ok, vengo a prenderti» dice Mud e si infila dentro.

Dopo un momento si sentono delle risate provenire dal cespuglio.

«Mi arrendo! Mi arrendo!» si sente dopo qualche minuto.

«Sono invicibile nelle battaglie di solletico!» dice Mud uscendo facendo il segno di vittoria.

Un attimo dopo esce anche Akiko.

«Come hai fatto a scoprirmi, questa volta?» si lamenta.

«Non hai lo stesso odore dei fiorellini» risponde Mud sorridente indicandosi il nasino.

«Oh accidenti!» dice la bimba muovendo il pugnetto.

Si volta verso Marin e la guarda da capo a piedi curiosa.

«Io sono Marin» dice la principessa porgendo la mano e sorridendo.

«Tu hai l’aria di una che non sa la differenza tra un albero ed un fiore» dice tranquillamente Akiko.

La principessa si sente punta sul vivo.

«Ma senti un po’, Signorinella – dice mettendosi le mani sui fianchi – come ti permetti di giudicare qualcuno così. Non sono ignorante a tal punto! Anzi, ne so molto di più di quanto pensi!»

«Ah sì?»

«Certo! E sono pronta a dimostrartelo!»

Alla frase Akiko si illumina in volto ed un sorriso gioioso si dipinge sul suo viso. I suoi occhi non esprimono malizia ma pura e semplice felicità.

«Allora facciamo così – dice – Mud di solito viene qua per raccogliere legnetti, fiori e prodotti del bosco. Li raccogliamo noi per lei e chi ne raccoglie di più, vince»

«Accetto la sfida!»

«Bene! Mud farà da arbitro»

«Servono i cestini» fa notare Mud.

«Li prendiamo da casa mia» risponde Akiko.

Poco dopo la bambina e la principessa hanno entrambe un cestino in mano.

«Avete un’ora di tempo – dice Mud – Pronti? Via!»

«E vinca la migliore!» dice Akiko.

Entrambe si inoltrano tra gli alberi.

Un’ora dopo fanno ritorno tutte e due con i cestini pieni. Mud si mette a far la conta ed i controlli mentre la bambina e la principessa stanno in piedi ad attendere.

«Tolto l’handicap della Signorina – conclude Mud – direi che siete pari»

Akiko rimane a bocca aperta.

«Ed adesso cosa mi dici, Signorinella?» dice la principessa soddisfatta.

«Che ritiro tutto quello che ho detto! – risponde Akiko sprizzando felicità da tutti i pori – E scusa se ti ho offeso! – porge la manina – Benvenuta Marin, amica di Mud. Io sono Akiko»

La principessa impiega un attimo a riprendersi dalla sorpresa: non immaginava di vederla tanto felice di essersi sbagliata.

«Piacere di conoscerti» dice infine stringendole la mano.

«Adesso vieni – dice Akiko – colmiamo le lacune che ti mancano»

Prende per mano Marin e Mud e le porta fuori. Esattamente come ha fatto con Sybrey, Akiko mostra alla principessa tutto quello che conosce della foresta. E poi giocheranno: mosca cieca, nascondino, acchiapparella, saltafiume, si arrampicano sugli alberi e provano l’eco. Akiko riuscirà anche a convincere Marin a farsi un bagno al laghetto ed ad asciugarsi al sole. Ed è proprio lì che Akiko acchiappa Mud e chiede a Marin di aiutarla a strapazzarla di coccole. E così fanno. E dopo averla coccolata, iniziano a farle il solletico da tutte le parti. Mud inizialmente lascia fare, ridendo a crepapelle, ma poi cerca di passare al contrattacco. Marin ed Akiko la bloccano e continuano a solleticarla. Dopo due o tre tentativi falliti, Mud riesce a liberarsi ed in breve domina su di loro, solleticandole per ogni dove.

«Basta! Basta! Mi arrendo!» ride Marin.

«Mi arrendo! Mi arrendo!» ride Akiko.

«Sono invincibile nelle battaglie di solletico!» dice Mud facendo segno di vittoria.

Più tardi alla casetta, Akiko vuole mostrare alla principessa di essere brava col pallottoliere e così Mud fa studiare entrambe, fin quando non torna il padre di Akiko.

«Papà!» strilla lei saltandogli in braccio.

«Ranger» dice Mud facendo un inchino.

«Guardiacaccia» dice Marin facendo un inchino.

«Ragazze» dice il padre di Akiko abbassando il capo mentre stringe a sé la figlia.

«La mia zona è tutta pulita – riferisce Akiko – e, come vedi, Mud e venuta a trovarmi e mi sono fatto una nuova amica»

«Mi fa piacere» dice il padre.

Rimarranno un po’ insieme col padre che riferisce di quanto ha fatto nei boschi ma senza alcuna novità rilevante. Infine si salutano.

«Lo sapevi che Marin è la principessa?» dice Akiko al padre dopo che Mud e Marin si sono allontanate.

«Sì – dice il padre accarezzandole la testa – Come so che doveva mantenerlo nascosto»

«Per questo non ho detto niente»

«Sei una brava bambina»

«Lo so! Ma tu continua a dirlo!»

Mud e la principessa tornano alla città.

«Dovremmo essere in tempo per la sfilata – dice Mud – venga Signorina»

L’accompagna là dove si sente della musica ed in breve raggiungono un corteo con draghi di cartapesta e gente vestita come dame e cavalieri; tutti che sfilano per le strade gettando fiori e stelle filanti e danzando al ritmo della musica. Mud e Marin si uniscono alla sfilata e viene offerto loro caldarroste e zucchero filato. In breve la principessa si lascia trasportare e danza ora con uno ora con un altro, lungo le varie vie. È solo dopo diverso tempo che si accorge di aver perso di vista Mud. Si guarda intorno cercandola.

«Cercate qualcuno, bella Signorina?» chiede una voce alle sue spalle.

Quasi facendo un salto, la principessa si volta. Davanti a lei c’è un bel ragazzo più o meno della sua età. Alto e ben piazzato, indossa una maglia a maniche corte, dei pantaloni lunghi e degli stivali, tutti neri, eccettuato la cinta color argento. Dei capelli scuri circondano il suo viso angelico con un dolce sorriso ma i suoi occhi non esprimono la stessa emozione.

«Io… cercavo Mud – risponde dopo un attimo la principessa – lei…»

«La conosco – l’interrompe il ragazzo – e l’ho anche vista. Vuole che l’accompagni? Non è lontana»

«Io…» dice la principessa insicura.

Il ragazzo si avvicina, porge una mano mettendo l’altra dietro la schiena e fa un inchino reverenziale. Infine la guarda negli occhi e lei si perde per un momento nel suo sguardo. Arrossendo lievemente, accetta la sua mano. Lui la stringe delicatamente e l’accompagna. Camminano per un po’ seguendo il corteo, poi, visto che c’è troppa folla, deviano per alcune stradine laterali. Camminano per qualche minuto e sbucano in una piazzetta deserta.

«Siamo arrivati» dice il ragazzo lasciandola.

«Arrivati dove? – chiede la principessa preoccupata rendendosi conto probabilmente di essere caduta in trappola – Dov’è Mud?»

Un uomo le spunta da dietro, le immobilizza le braccia portandole dietro la schiena e la blocca. Altre due persone fanno la loro comparsa. Una di loro è il panzone Endor. Il sorriso del ragazzo si trasforma in un ghigno beffardo.

«Lasciatemi! – ordina la principessa – O mi metto ad urlare!»

«Urli pure – risponde l’uomo che la tiene bloccata – la musica coprirà le sue urla»

Difatti la musica della sfilata giunge fino a loro.

«Vedrà che le piacerà anche a lei – dice il ragazzo avvicinandosi – ma iniziamo col mostrarci la sua mercanzia»

Afferra la tunica dalla scollatura e la strappa mettendo a nudo il seno.

«Direi che come inizio non c’è male» dice il ragazzo toccandoglielo.

Gli occhi della principessa cambiano improvvisamente colore, divenendo rosso fuoco; la sua espressione impaurita diventa rabbiosa. Solleva l’uomo che la teneva bloccata come fosse una piuma e lo sbatte addosso al ragazzo, scaraventando entrambi a terra. Gli altri due uomini l’aggrediscono ma lei li sbatte con facilità al suolo. Poi, così come è comparsa, la rabbia scema, gli occhi ritornano normali ed il volto impaurito. La principessa indietreggia coprendosi il seno con le mani. Quelli si rialzano.

«Potevi dirlo subito che preferivi farti male!» dice il ragazzo estraendo un coltello.

Fa un passo avanti ma dall’ombra sbuca Mud che lo morde al braccio. I denti affondano nella carne ed il ragazzo urla lasciando cadere il coltello. Mud lascia la presa e si mette davanti alla principessa sputando per terra.

«Maledetto mostro! – ringhia il ragazzo – Te la faccio pagare!»

«Fatevi sotto! – risponde Mud alzando i pugnetti in posa di difesa – Sono pronta ad affrontarvi fino all’arrivo delle guardie!»

Tutte e quattro le persone afferrano bastoni e pietre e si preparano ad attaccare ma in quel momento si ode il passo marziale delle guardie che stanno arrivando. Le persone si guardano tra di loro, lasciando cader tutto a terra e scappano.

«Non finisce qui! – strilla il ragazzo – Ricordati Mud: verrà il giorno!» e scappa anche lui.

Non appena fuori vista, Mud abbandola la posizione di difesa e tira un sospiro di sollievo.

«Per fortuna ha funzionato» dice.

«Che intendi dire?» chiede la principessa mentre si copre con la tunica strappata.

«Che non ci sono guardie in arrivo»

E difatti, due secondi dopo, spuntano i Coccodrilli; hanno dei bastoni in mano con i quali, picchiando sul muro, producevano il passo di marcia.

«Ha funzionato?» chiede il bimbo più grande.

«Alla perfezione! – risponde Mud contenta mentre infila una mano nella sacchetta ed estrae delle monete – Tenete: vi siete guadagnati un gelato»

Lancia loro le monete che le prendono al volo e, strillando di gioia, corrono via. Mud si volta verso la principessa.

«Mi dispiace…» inizia a dire ma Marin la zittisce con un gesto.

«Non devi – le dice – È stata anche un po’ colpa mia. L’importante è che tu sia giunta in tempo»

Mud sorride.

«Venga – le dice – Andiamo dalla mia amica sarta: le sistemerà il vestito»

«Dimmi, Mud – dice la principessa mentre camminano – Chi era quel ragazzo che ti conosceva?»

Mud sospira.

«Si chiama Maduck – risponde – è un delinquente e, purtroppo, è il fratello di Sybrey»

«Povera ragazzina!»

«Già. I suoi genitori stravedono per lui. Non so come facciano. Comunque è un delinquente senza se e senza ma. Quando vede una femmina che gli piace, vuole farla sua, indipendentemente dall’età. Ci ha provato, più volte, anche con Sybrey»

«Che cosa?!»

«Ehm… a scanso di equivoci: Sybrey è adottata»

«Ma non importa! – quasi strilla la principessa – È un pedofilo ed un violentatore! Quando lo saprà mio padre…»

«No! – la rimprovera Mud – Vostro padre non deve sapere che siete uscita dal castello. Lo sapete meglio di me»

La principessa si morde un labbro.

«Se glielo dici tu, magari…» prova a dire.

«Io? Un’Asura? Sta scherzando?»

«Ma non può farla franca!»

«E non la fa. Per quale motivo crede che mi odia?»

La principessa guarda Mud.

«Sei incredibile – commenta – Quindi cosa intendeva con “verrà il giorno”?»

«Secondo lui, io un giorno sarò alla sua mercè, mi violenterà fin quando avrò fiato in corpo, poi appenderà la mia testa come trofeo e si farà un cappotto con la mia pelliccia. Inutile dire che non capiterà mai – pausa – Siamo arrivati»

Si trovano di fronte ad una graziosa casetta color noce con due finestrelle ai lati della porta. In cima vi è l’insegna di un fuso e di un arcolaio. Mud bussa ed un attimo dopo apre loro una donna dai capelli castani raccolti in una crocchia; indossa una tunica dalle maniche corte e la gonna lunga. I suoi occhi grigi esprimono gioia appena vede Mud, poi il suo sguardo va alla principessa.

«Ah! – esclama – venga dentro»

Quindici minuti dopo tornano fuori. Il vestito di Marin è completamente aggiustato e lei sta stringendo calorosamente le mani della sarta.

«La ringrazio veramente molto – dice – per tutto quello che ha fatto»

«Ma si figuri – risponde lei – per una sciocchezza simile: è il mio lavoro fare i vestiti. Se ci fosse bisogno di altro, venga pure da me»

«Certamente!»

Salutata anche Mud, la donna torna dentro. La creaturina prende per mano la principessa.

«Andiamo – le dice – Vediamo se riesco a farle assistere ad uno spettacolo senza che ci siano rompiscatole in giro!»

Alla principessa viene quasi da ridere.

Più tardi sono nel “Quartiere dei Poveri” ad assistere ad una recita dei Coccodrilli, diretti da Diana. La principessa si diverte tantissimo, applaude e chiede il bis. Ceneranno anche da loro.

È notte quando rientrano al castello.

«È stata una magnifica giornata, Mud – dice la principessa allegra – Sul serio: mi sono divertita tantissimo»

«Mi fa piacere – risponde Mud contenta – allora mi sono guadagnata il diritto di farle una domanda?»

«Tu puoi sempre farmi domande»

«È personale»

«Sputa»

«Perché si sente sola?»

«Ah! – pausa – Sì – pausa – Te ne sei accorta – pausa – Ok, però preferisco rispondere a questa domanda stanto seduta. Vieni»

Tornano alla terrazza della camera della principessa e lei si siede su una panca. Mud fa per sedersi a terra di fronte a lei ma Marin la prende in braccio.

«Vedi Mud – esordisce la principessa – credo che tu sia l’unica che mi capisca davvero, mi faccia sentire apprezzata e, soprattuto, mi sei sempre vicino, qualunque cosa succeda. Ti ho voluto con me perché l’ho compreso fin da quando ti ho incontrata la prima volta, quando sei arrivata con quel mazzolino di fiori e mi sei rimasta vicina, dopo l’ennesima lite con mia sorella, e mi hai fatto di nuovo sentire bene. Ecco, bene è la parola giusta: mi sento bene quando ci sei tu. Tara e Mara sono due grandi amiche ma è diverso. Mia sorella mi odia e mio padre non mi sopporta. Quindi mi sento sola senza di te»

«E vostra madre? Lei vi vuole bene»

«Sì, però… hai presente le mie crisi notturne? Divengono sempre peggiori. Mia madre è spaventata ed io ho paura di farle male. Inconsciamente, credo, ci stiamo allontanando»

«Uhm… potrei aiutarla, Signorina. Aiutarla a superare le crisi notturne ed aiutarla a riavvicinarsi a sua madre. Però ho bisogno di assistervi una volta: devo dormire con lei durante una delle sue crisi»

«Può essere molto pericoloso»

«Non si preoccupi: mi farà un angoletto comodo al lato opposto della stanza ed al resto penso io»

«Ma…»

«L’ho mai delusa?»

«No, Mud. D’accordo: faremo come vuoi tu»


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